Diego Perotti

(Il Messaggero – U. Trani) In palio, sotto l’albero, non c’è ancora lo scudetto. E’ presto, siamo solo a Natale. La Juve e la Roma, però, sono consapevoli di quanto lo scontro diretto allo Stadium possa incidere sul loro futuro, diventando il bivio fondamentale per il percorso di entrambe nel torneo. Almeno nelle ambizioni. Anche la classifica, dopo 17 giornate, è indicativa. Non siamo ancora alla notte da dentro o fuori. Allegri, salito nell’ultimo weekend al 2° posto, ha solo 3 punti di vantaggio su Di Francesco che, pur essendo 4°, presto avrà la possibilità di recuperare la partita di Marassi contro la Sampdoria. Il gap, al momento, è quasi azzerato, anche perché i giallorossi hanno 3 punti in più di un anno fa (e senza nemmeno contare la gara in meno) e quindi vaggiano più forte dei bianconeri che, rispetto al campionato passato, hanno perso per strada 1 punto.

STRISCIA NEGATIVA – La Roma, anche se si presenta a Torino guardando avanti e non dietro, deve comunque tener conto di quanto accaduto in passato. Perché, allo Stadium, è sempre finita ko: 7 partite su 7. Il 1° match in Coppa Italia, il 24 gennaio del 2012, gli altri 6 in A. Conte, 4 gare, o Allegri, 3, il finale è stato identico. Inizialmente prendendo gol a raffica, con il raccolto di 19 reti subite (16 in campionato) e solo 3 realizzate. Ma, da 3 stagioni, qualcosa è cambiato: il 5 ottobre del 2014 il 3 a 2 con il timbro vergognoso di Rocchi (sì, l’arbitro che rappresenterà l’Italia al mondiale in Russia) e il violino triste di Garcia; il 24 gennaio 2016 e il 17 dicembre dello stesso anno, con Spalletti eccessivamente prudente, gli unici successi di misura della Juve, entrambi per 1 a 0. Significativi, però. Perché a firmarli sono stati Dybala e Higuain. Pericolosi ieri come stasera.

SVOLTA TATTICA – Di Francesco, dunque, è il 5° allenatore della proprietà statunitense (oltre a Garcia e Spalletti, allo Stadium sono caduti anche Luis Enrique, 2 volte come Rudi e Lucio, e Zeman) che proverà a interrompere la serie maledetta. E, senza scambiare il rispetto per i campioni d’Italia con la rinuncia a giocarsela, non rinnegherà il copione che gli ha permesso fin qui di far meglio addirittura in Champions. L’eliminazione dalla Coppa Italia, mercoledì contro il Torino, è stato il primo dispiacere della stagione. Che, certificato dal turnover extralarge (formazione diversa per dieci-undicesimi), è arrivato proprio per aver dato la priorità alla sfida contro i campioni d’Italia. E per tenersi, dunque, i titolari per il match allo Stadium, dove schiererà la Roma migliore. Chiedendo ai suoi interpreti di comportarsi come sempre, puntando sul pressing offensivo e sul baricentro comunque alto. Sono le mosse che hanno permesso alla difesa giallorossa di essere fin qui la meno battuta del torneo con 10 reti subite.

TRAPPOLA DA EVITARE – La Juve, invece, ha l’attacco migliore: 44 gol. Eppure Allegri, da 5 partite, privilegia il pragmatismo e, come il collega, l’equilibrio. Che poi ognuno trova a modo suo: il tecnico giallorosso con l’aggressività nella metà campo avversaria, quello bianconero con un centrocampista in più. E anche se la sua difesa, tra le prime 4 della classifica, resta quella ha incassato più reti, già 14, da 7 partite non ne subisce. Stasera, con il recupero di Mandzukic, potrebbe ripensarci: riecco il trequartista, cioè Dybala. Mossa spavalda davanti ai giallorossi che, con il 6° attacco del torneo e la semina limitata di 28 gol, dovranno per forza ritrovare la mira allo Stadium. E non solo quella di Dzeko, solo 1 rete nelle ultime 13 partite.



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