(La Repubblica – F. Bocca) E’ finita come una vittoria, quasi. Con lo stadio in tripudio per uno 0-0 strappato alla disperata, ma soprattutto festeggiando il pericolo scampato. La Roma è rientrata in Champions mandando a sbattere il feroce Atletico sul suo muro difensivo, in verità non sempre perfetto e insormontabile, ma comunque presidiato da un portiere in serata di grazia. Alisson Becker, venticinquenne brasiliano, frutto di una delle tante scommesse di mercato della Roma, dopo aver parato di tutto si prende gli applausi e tiene a galla la Roma in un girone che avrebbe potuto stritolarla fin dalla prima partita. Di Francesco purtroppo non aveva molte chances di giocarsela diversamente. Da esordiente disciplinato e prudente non ha cercato avventure e colpi di testa contro un avversario più quotato ed esperto. Ha schierato la miglior formazione possibile, compattandola intorno al centrocampo che è il suo punto di forza, e cercato di dare freddezza – fino a quando è stato possibile – alla sua squadra. Là dove invece il suo opposto Diego Simeone, ex laziale, appena sentito il profumo dell’Olimpico è entrato in clima derby e ha cominciato a saltare e urlare davanti alla panchina come un tarantolato. Il colpo mancato non deve essergli andato troppo a genio. La Roma, un po’ tremebonda, piena di giocatori al battesimo di Champions a loro volta e subito bollata di terzo posto ed Europa League garantita, ha dovuto concedere molto all’irruenza del gruppo Simeone.
In una gragnuola di colpi da una parte all’altra, col portiere Alisson messo subito alla prova, e Nainggolan che ha provato a stangare il possente Oblak, nella prima metà gara il protagonista è stato il bistrattatissimo Manolas (quello che aveva firmato per lo Zenit poi ripensandoci) che ha letteralmente tolto di porta con una scivolata miracolosa il pallone di Koke che avrebbe mandato in vantaggio l’Atletico Madrid. La Roma ha provato a fare prima un po’ di tiki-taka, in un’interpretazione scolastica della partita, per poi ritrovarsi però nella “battaglia” che il giovane professor Di Francesco aveva immaginato. Progetti e buone intenzioni sono saltati in un inevitabile surriscaldamento della partita. Il buon Alisson in una sera sola ha ripagato l’investimento di fiducia dopo la partenza di Szczesny, tra tuffi, salti e parate ha respinto al mittente la furia rabbiosa dei vari Vietto, Saul e Correa. A ripetizione e fino all’ultimo secondo. Diventando così l’eroe della Curva Sud che alle spalle lo incitava e si tuffava insieme a lui. Nel più classico dei copioni la Roma si ritrovava così nella parte rovesciata di fare l’Atletico, aumentando i difensori, alzando barricate davanti alla porta e cercando di colpire in contropiede. Perfino con dei goffi tuffi in area di Kolarov e Perotti che cercavano il regalo del rigore. Mentre l’Atletico di Simeone schiumava di rabbia di fronte a tanta testardaggine e soprattutto soffrendo lo scippo del metodo Simeone. La Roma ovviamente non butta niente, tanto meno questo 0-0 disperato.
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