(Il Messaggero – S. Carina) Un atto dovuto ma necessario. Ieri, per la prima volta da quando è diventato direttore sportivo della Roma, Ramon Monchi ha tenuto a rapporto la squadra. Insieme a lui, Francesco Totti, Morgan De Sanctis e Eusebio Di Francesco (insieme allo staff tecnico), riunitisi in precedenza per studiare una linea comune da seguire. Lo spagnolo, tornato a Trigoria dopo le festività di Capodanno, non ha parlato molto. Gli sono bastati 15 minuti prima dell’allenamento, nei quali ha utilizzato sempre il plurale e raramente il singolare. Quello che doveva dire a Nainggolan, tanto per non girare intorno all’argomento che ha catalizzato l’attenzione del mondo giallorosso negli ultimi tre giorni, lo aveva già fatto al telefono con il diretto interessato il 1 gennaio. Tuttavia è chiaro che quanto accaduto al belga, è stato utilizzato come pretesto per ricordare alcune linee-guida allo spogliatoio. In primis: nonostante la società per forma mentis non abbia mai voluto ostentare il rispetto rigido delle regole all’esterno, queste esistono e vanno rispettate. Chi non lo fa, a dispetto del cognome che porta, non può far parte della Roma. Per farsi sentire, non gli è servito urlare, dare testate ad una scrivania o spalancare le orbite degli occhi andando minacciosamente vis a vis con i giocatori. Il tono deciso ma fermo è bastato per far capire al gruppo che determinati atteggiamenti non saranno più tollerati. Proprio in quest’ottica, Monchi – che ha ribadito di essere venuto a Roma per vincere – ha utilizzato più volte i termini «rispetto», «unione», «squadra», «mentalità vincente» intesa come la via per arrivare al successo, attraverso comportamenti quotidiani, dentro e fuori dal campo. Poi, spostando l’attenzione proprio su quanto sta accadendo a livello di risultati – e analizzando la frenata in campionato e l’eliminazione dalla coppa Italia – ha chiesto ulteriore impegno e concentrazione, rimarcando a più riprese come la Roma abbia degli obiettivi stagionali che sono ancora a portata di mano e vanno dunque raggiunti.
IL RUOLO DEL CAPITANO – Questo, al netto di virgolettati usciti ieri e confermati da Trigoria («In questo momento delicato va dimostrata mentalità vincente. Chi non dimostrerà di avere questo tipo di atteggiamento non può avere posto nella Roma»), il riassunto del discorso del ds. Vicino a lui, tra gli altri, era presente Totti che non ha parlato ma ha condiviso pienamente le parole di Monchi. Per Francesco non è stato facile entrare nello spogliatoio e non essere più uno del gruppo, seduto ad ascoltare quello che aveva da dire il club. Proprio per questo motivo, non ha voluto aggiungere nulla a quanto detto dallo spagnolo che in assenza di Pallotta, si è fatto portavoce del pensiero societario e tecnico. In privato, Totti si era comunque già intrattenuto con Nainggolan, più nelle vesti di amico che in quella nuova di dirigente.
CALVARIO DEFREL – La reprimenda di Monchi fa calare il sipario su una vicenda che alla Roma non hanno gradito per nulla. Il filmato di Radja a Capodanno ha fatto il giro del mondo, finendo sulle homepage di tutti i più importanti siti d’informazione sportiva e non. Un autogol a livello d’immagine che a Trigoria si sarebbero volentieri risparmiati. Tornando al campo, sabato all’Olimpico arriva l’Atalanta. Al netto della decisione sull’impiego o meno di Nainggolan, Di Francesco si porta dietro un altro dubbio di formazione legato alle condizioni fisiche di De Rossi che anche ieri si è allenato ma che si trova a gestire una leggera contrattura al polpaccio. Non ce la facesse, è pronto Gonalons. All’appello mancherà ancora Defrel che nella giornata di martedì si è sottoposto ad un primo ciclo di fattori della crescita al ginocchio sinistro. Rimanendo all’attacco, Schick tornerà a sedersi in panchina. Pronto il tridente El Shaarawy-Dzeko-Perotti. Pillole di mercato: Castan è stato offerto al Genoa. Sadiq, fuori dai piani tecnici di Mihajlovic, rientrerà a Trigoria. Difficilmente per restarci.
FOTO: Credits by Shutterstock.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA