Aveva aperto in pompa magna il 27 luglio 2016 e, a fine agosto, potrebbe chiudere dopo appena un anno e spicci di vita. Parliamo del Roma Store di via del Corso. «Con i suoi tre piani e i 350 mq di superficie…» riporta il sito della società giallorossa. E proprio i metri quadri sono la pietra dello scandalo e rischiano di mettere i sigilli all’intero negozio mandando a casa i 13 ragazzi che vi lavorano. Sarà il Tar a decidere nella disputa che vede opposti la Roma da un lato e il Municipio I Centro Storico dall’altro. La ragione è semplice: «Il 24 ottobre 2016 – spiega Tatiana Campioni, assessore al Commercio del Municipio – la sezione Polizia amministrativa dei Vigili Urbani ha effettuato un sopralluogo accertando una superficie di vendita di 338 mq, superiore al limite di 250 stabilito per i negozi di vicinato all’interno del centro storico». Con relativo verbale scritto un mese dopo. In sostanza, il Consiglio comunale (con una delibera all’epoca di Veltroni e una dell’era Alemanno) ha deciso che nel centro storico non possano aprirsi nuovi negozi superiori a 250 mq oltre i quali si configura la «media superficie di vendita».
Nella memoria difensiva la Roma sostiene che l’intera superficie del locale è di 350 mq circa ma che il piano inferiore è solo un museo, senza che vi sia una attività di vendita. «Gli Uffici del Commercio hanno mandato i Vigili a ricontrollare ed effettivamente è stato verificato che al piano inferiore c’è un museo ma, secondo il verbale del 24 febbraio 2017, la superficie di vendita, pur se di poco, continua a essere superiore a 250 metri quadri. Quindi gli uffici hanno disposto la chiusura dell’esercizio», argomenta ancora l’assessore Campioni. Leggendo il verbale, infatti, i Vigili scrivono che «l’esatta misurazione ha accertato una superficie di 268 mq come attestato da planimetria» confermando che «il locale al piano interrato è un museo» nel quale «non si effettua attività di vendita». La Roma però non si è rassegnata e, assistita dallo Studio Tonucci, ha presentato al Tar del Lazio, un ricorso d’urgenza, ottenendo la sospensione del provvedimento fino al dibattimento, previsto per fine mese. L’obiezione principale avanzata dalla Roma ai verbali della Polizia locale è che, in assenza dell’architetto di fiducia della Società, Maria Antonietta Mariani, i Vigili per fare i calcoli delle aree non avrebbero effettuato una reale misurazione ma avrebbero utilizzato una planimetria consegnata all’inizio dell’iter dei lavori.
Durante gli stessi, una serie di opere edili ha modificato la pianta del locale che sarebbe di 247,37 mq. Planimetrie che sono state allegate in una serie di documenti presentati in Municipio che, però, i Vigili non avrebbero adeguatamente preso in considerazione al momento di effettuare l’ultimo controllo. Oltre al problema delle planimetrie, poi, una parte di questi spazi sono occupati dalla pressa con la quale si confeziona la personalizzazione delle magliette, cosa che, sempre secondo la Roma, non può certo essere considerata vendita. Nella richiesta di sospensione, poi, viene anche fatto riferimento non solo all’ingente investimento sostenuto, un milione di euro, ma anche al danno verso i dipendenti. Tra l’altro vi è una certa dose di sorpresa non proprio serena in casa Roma legata ad una serie di problemi.
Il primo, questo dello Store di via del Corso a rischio chiusura; il secondo sulle MotoApi (le apette con il logo della Roma in giro per il centro storico) che sarebbero state più volte oggetto delle «attenzioni» della Polizia municipale nonostante il protocollo di intesa con l’Amministrazione; e il terzo: da alcuni mesi a questa parte anche lo Store di Piazza Colonna sarebbe oggetto di ripetute visite da parte degli agenti della Polizia locale che avanzerebbero contestazioni in merito alla vendita dei tagliandi per le partite dei giallorossi. Alla fine del mese, quindi, si entrerà nel merito della vicenda: la camera di consiglio è stata fissata per il 30 agosto.
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