Una catena già funziona, l’altra è da rivedere. Così la Roma batte il Latina con una testata di Fazio e poco altro ancora. Considerando il valore dell’avversario (che non ha demeritato), ci vorrà molto di più tra una settimana al Dragao di Oporto per ipotecare i gironi di Champions. Spalletti qualche indizio confortante lo trova comunque e sono tutti nella forma già strepitosa di Perotti e nella solita corsa ed energia di Nainggolan. Ma mentre a sinistra (con Juan Jesus, Nainggolan e Perotti) il motore gira a dovere, a destra fatica eccome, complice anche gli smarrimenti di Gerson e la solita confusione tattica di Iturbe, con il solo Florenzi in crescita dal punto di vista atletico, ma incapace di trovare assistenza (e coperture negli sganciamenti). Da segnalare anche i cori di insulti di ultrà romanisti a Pallotta e quelli a favore di Daniele De Santis.

L’AGO DELLA BILANCIA – Con Dzeko a casa (lombalgia, giocherà oggi con il Fondi) e Manolas inizialmente a riposo, Spalletti lancia al centro della difesa la coppia tutta nuova Fazio-Vermaelen. L’argentino è dominante di testa (suo il vantaggio di testa su angolo di Totti al 10’ e blocco di Nainggolan) molto meno se preso sulla corsa, mentre il belga è ancora imballato e si vede (dubbio un contatto in area con Paponi al 22’). A fare l’ago della bilancia è però ancora Nainggolan, l’uomo che trasforma il 4-3-3 in 4-2-4, avanzando di 10 metri e andando a giocare quasi a ridosso di Totti (con Gerson e Paredes che stringono in mediana). Succede soprattutto quando il Latina imposta dal fondo, con il pressing della Roma che parte altissimo e il Ninja che ha il compito di togliere rifornimenti a Moretti, regista basso dei pontini. L’idea è la riconquista rapida del pallone proprio dove si può far più male (e un paio di volte riesce anche bene), togliendo anche la possibilità agli avversari dell’uscita con lo scarico sull’esterno difensivo.

LE FASCE – Il primo tempo di fatto però la Roma gioca sbilanciata tutta a sinistra, con Brosco e Buscagin (in assistenza) incapaci di contenere le folate di Perotti. L’argentino si mangia anche un gol (puntata centrale a tu per tu con Pinsoglio al 23’) su assist di Totti, ma poi taglia in due la difesa nerazzurra restituendo a Totti il favore (destro di poco fuori, 27’). Il problema è che dall’altra parte non va proprio. Gerson ancora non ha né i tempi di gioco né di inserimento e Iturbe continua a premiare chi non lo considera adatto ad alti livelli. Così è proprio da quella parte che il Latina costruisce, anche grazie alla buona vena di Scaglia (pericoloso spesso anche da fermo, compresa una bella punizione nella ripresa parata da Alisson). A destra, del resto, la difesa della Roma balla proprio per la mancanza di filtro e perché Fazio non è un mostro di velocità e quando deve uscire lateralmente per gli sbilanciamenti di Florenzi va in difficoltà.

CAMBI TATTICI – Così nella ripresa Spalletti cambia un po’ tutto e decide di provare la difesa a tre. Meglio, a tre e mezzo, almeno per i primi 13’, finché non entra Emerson. Il regista difensivo è Vermaelen, a sinistra gioca Juan Jesus e a destra Fazio, con lo stesso Florenzi chiamato a fare sia il centrocampista sia il quarto di difesa. Poi, con Emerson, si passa a tutti gli effetti a tre, prima 3-4-1-2 (con Perotti trequartista) e poi 3-5-2. Una metamorfosi tattica continua, che porta alle buone occasioni di Strootman ed El Shaarawy, su cui è bravo Pinsoglio. Ma qualcosa fa anche il Latina che reclama un rigore per un affossamento di Regolanti da parte di Fazio e paga l’assenza di qualità tra gli attaccanti. Tra una settimana ad Oporto servirà però tutta altra Roma.

(Gazzetta dello Sport – A. Pugliese)



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