Rassegna stampa
La Roma canta con i tre tenori
ULTIME NOTIZIE AS ROMA – Decollo senza ali. La Roma che senza il pasticcio di Verona sarebbe seconda in classifica insieme al Sassuolo, ha deciso di continuare nella rivoluzione tecnica intrapresa da Fonseca quest’estate. Via dunque gli esterni (Under, Perotti e Kluivert), passaggio dal 4-2-3-1 al 3-4-2-1 e gioco che ora si sviluppa spesso e volentieri centralmente, riferisce Il Messaggero.
Farlo, se puoi avvalerti di Pedro, Mkhitaryan e Dzeko, risulta francamente più semplice. In tre fanno 98 anni ma alzi la mano chi quando li vede giocare se ne accorge. Sinora in stagione hanno disputato 1879 minuti, segnato 11 reti e dispensato 7 assist. Ridurre però tutto ai gol (in campionato sono 9 sui 16 realizzati) è alquanto limitativo. Perché è la filosofia di gioco che con i tre tenori è cambiata.
Qualità al potere, anche a discapito del possesso-palla che almeno per il primo anno ha caratterizzato il credo di Fonseca. Si è così passati da un gioco orizzontale (che portava in dote il 53,1% del possesso) ad uno più verticale (sceso a 47,5%, dodicesimi in serie A) che si può avvalere di una velocità maggiore nel ribaltare l’azione per puntare la porta avversaria. Spazio quindi all’estro, all’intuito, al guizzo del campione.
La qualità principale di Dzeko, Mkhitaryan e Pedro non è la perfezione ma l’imprevedibilità. La Roma, grazie a loro, segna in tutti i modi: di testa, di destro, di sinistro, in mezza rovesciata, da fuori area. E questo nonostante il killer instinct, non appartenga a nessuno dei tre. Sembra un paradosso, viste le decine di reti segnate in carriera, ma anche in questo avvio di stagione i numeri lo confermano: la migliore percentuale realizzativa non alberga a Trigoria.
In serie A – escludendo i rigori e i calciatori che hanno effettuato pochissimi tiri – Pedro è sedicesimo con il 18,8% (3 gol su 16 tentativi), Edin diciannovesimo (16,7%: 3 su 18) mentre Micki figura al ventiseiesimo posto (13%: 3 su 23, dati AsRomaData). Dato che si somma a quello degli expected gol, ossia la misura della probabilità che ha un determinato tiro di essere trasformato in rete. Non si tratta di una scienza esatta ma regala quantomeno la percezione della mole di gioco profusa.
E la Roma, grazie al tridente, produce sempre molto di più di quanto poi realmente segna. Anche con il Genoa, gara vinta per 3-1, l’xG è stato di 3,49. Non è quindi una sorpresa se i giallorossi – nonostante il terzo attacco del torneo insieme a Milan e Inter – sono la formazione ad aver creato più expected goal’ in Serie A ma penultima nel saldo gol fatti/gol attesi, dietro soltanto all’Udinese.
L’originalità la regala però il tocco dell’artista. Che si può manifestare in modo eclatante con la mezza rovesciata di Micki nel 2-1 a Marassi ma anche in modo più nascosto. Come ad esempio nell’attesa che ha Pedro nel crossare per il compagno. Lo spagnolo potrebbe cercarlo di prima intenzione con il sinistro e invece vedendolo marcato da Criscito attende, scambia con Veretout, per poi farlo con il destro e trovarlo – a seguito di un movimento in area – libero. Quello che gli occhi rischiano di non vedere, il numero lo suggella.
E così l’imponderabilità del trio la ritrovi nel dribbling (12 riusciti sui 16 tentati da Pedro), nell’assist (5 stagionali, 4 in campionato per l’armeno) o nella capacità di creare gioco anche quando subisci il pressing avversario. In quest’ottica Dzeko è il calciatore sul quale la squadra si appoggia maggiormente: 56 i passaggi riusciti dal bosniaco quando la Roma è in difficoltà. I magnifici tre si completano. Sembra quasi che abbiano giocato sempre insieme. Divertono e si divertono: il massimo. Per loro e per Fonseca.
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