Mohamed Salah e Radja Nainggolan

La Roma si è presentata al suo nuovo architetto Monchi senza nascondergli niente, né vizi né virtù, tanto per fargli capire dov’è arrivato. Ha salutato l’arrivo del nuovo direttore sportivo, sbarcato in anticipo nella capitale e già in tribuna accanto a Baldissoni, vincendo a Pescara una partita di facilità estrema, che solo il suo autolesionismo stava rendendo complicata. E alla fine si è ritrovata ad assistere al litigio tra Spalletti e Dzeko: il bosniaco, sostituito a 20’ dalla fine sul 4-0, l’ha mandato al diavolo e ha imboccato subito il tunnel per gli spogliatoi. I compagni stavano provando a fargli segnare contro una difesa di burro il 36esimo gol in stagione, record personale, e 26 in campionato, come Totti quando vinse la Scarpa d’oro (2007). Una nuvola nella sera dell’allungo forse decisivo per il secondo posto: +4 sul Napoli e confronti diretti a favore.

Monchi, il nuovo ds, era atterrato in mattinata a Fiumicino: ha visitato Trigoria, firmato un quadriennale, posato per le foto di rito e poi raggiunto la squadra in ritiro in Abruzzo. «Sono contento, soddisfatto, motivato e grato per l’interesse che il club ha mostrato nei miei confronti — ha detto al sito ufficiale — per me questa è la cosa più importante, sentirmi amato. Dal primo giorno c’è stato un ottimo feeling con Pallotta, mi ha trasmesso l’ambizione di un progetto importante. Prometto lavoro e dedizione, non riposerò neanche un secondo».
Nella sua voglia disperata di volare nel futuro e distruggere i retaggi del passato, la Roma ha mandato a terra in frantumi, senza riguardo alcuno, anche il busto di Zeman. Da ieri sera il tecnico boemo è aritmeticamente in B. Alle soglie dei 70 anni conosce la prima retrocessione dalla A, la seconda assoluta in carriera dopo quella con l’Avellino nel 2004, con 5 turni d’anticipo, eguagliando il primato negativo di precocità nell’era dei tre punti stabilito dal Treviso nel 2006. Una macchia che in fondo aveva accettato consapevolmente quando ha preso in mano la zattera del Pescara, con l’unico obiettivo di anticiparne la ricostruzione. Impossibile fermare questa Roma: imbarazzante la differenza in campo, chiara sin dalla prima azione. I giallorossi hanno segnato dopo appena 105 secondi, con Salah, gol annullato però per fuorigioco d’un ginocchio: il guardalinee Vivenzi aveva convalidato, Irrati ha detto di no dopo qualche esitazione, mentre la moviola in tv confermava la bontà della decisione. Dopo, hanno avuto almeno sei occasioni per sbloccarla nei primi 20 minuti, inclusa una traversa di Nainggolan che ingrossa a 25 il computo dei legni stagionali. Per un attimo il Pescara ha pensato anche di resistere, ha sfiorato il gol con Bahebeck, poi è crollato nello spazio di un minuto, con le percussioni di Strootman e Nainggolan, ed è sparito nella ripresa, annientato dalla doppietta di Salah. Il gol di Benali — prima del palo di Biraghi — serve solo per i numeri: 48 gol nella giornata, record stagionale, anche se il primato dei 54 gol all’ultimo turno del 50/51 resiste.

(La Repubblica – F. S. Intorcia)



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