L’assalto a Wilshere è fallito all’ultima curva. Se per un ripensamento del calciatore (come trapelato ieri da Trigoria) o per un mancato accordo tra Roma e Arsenal sulla suddivisione dello stipendio (versione media inglesi), a questo punto poco importa. Il mercato è chiuso e Spalletti si ritrova con una rosa incompleta.

MERCATO INCOMPLETO – Alla luce del tentativo, poi vano, per il nazionale inglese (nato trequartista ma riciclatosi con successo in regia), vanno riviste le parole del dg Baldissoni («La Roma è ricca di qualità e opzioni tecnico-tattiche. Siamo completi», 25 agosto). Perché il valore di Wilshere (accasatosi al Bournemouth) non si può declassare in un semplice ritocco per completare la rosa. La Roma non era completa una settimana fa e non lo è nemmeno oggi. Convince poco quindi il messaggio che trapelava ieri sera da Trigoria: «Stiamo bene così». La mancanza di un palleggiatore in mediana (senza contare quella di un vice Dzeko e di un terzino sinistro di scorta, alla luce del ko di Mario Rui) si era già avvertita nelle prime uscite stagionali e alla fine anche Spalletti, dopo Cagliari, è uscito allo scoperto: «Mi sembra scarsa la personalità, perché poi nel momento della gestione ci viene il piedino e non ci riescono passaggi facilissimi». Facile individuare in queste parole la figura di un regista che paradossalmente servirebbe più quando la squadra va in sofferenza (e non sa a chi affidare il pallone) che in fase di costruzione.

RICCI A SASSUOLO – Il tecnico a giugno aveva indicato Borja Valero e la Roma sotto traccia si era mossa bene, strappando il sì del calciatore aspettando gli introiti della Champions per affondare il colpo con la Fiorentina. Il Porto ha fatto calare il sipario sulle speranze di Lucio. Tuttavia l’eliminazione per mano dei lusitani è arrivata il 23 agosto. Tempo per intervenire, 8 giorni, c’era. Sabatini si è ridotto gioco-forza (prima andava sfoltita la rosa: ultimi addii, Vainqueur al Marsiglia e Ricci al Sassuolo) a muoversi nelle ultime ore, dovendo tra l’altro avvalersi dell’aiuto di Baldini che, conoscendo il modus operandi del ds, chissà se e quanto gli abbia fatto piacere.

IL FUTURO DI SABATINI – In questo caso il feeling e la stima tra i due (tra l’altro reciproche, ndc) non c’entrano nulla. In gioco c’è solo l’anima del lupo solitario del ds, emersa chiaramente all’indomani delle dimissioni dell’ex dg («Baldini? Mi sento libero solo quando sono da solo e con la gente attorno a distanza ragguardevole. Se Franco fosse rimasto, sarei andato via io»). Ora, a fare un passo indietro, potrebbe invece toccare a lui. A giugno era stato chiaro: «Una cosa è certa, questo è il mio ultimo anno alla Roma e io continuerò a fare il ds alla mia maniera». Cosa che non gli è riuscito negli ultimi 3 mesi, limitato nell’operato da diversi paletti che lo hanno costretto (Alisson e Gerson a parte, operazioni però concluse nel novembre scorso, ndc) ad improntare una sessione estiva sulla formula del prestito con diritto/obbligo di riscatto. Nel settembre del 2007 si dimise dalla Lazio (per poi tornare sui suoi passi e andar via a fine stagione). Nel novembre del 2010 dal Palermo. Stavolta potrebbe essere arrivato il momento nella Roma. Senza ripensamenti. Da entrambe le parti.

(Il Messaggero – S. Carina)



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