Il rimpianto è non averla chiusa quando il Porto sembrava un pugile suonato. La soddisfazione è la difesa di un un risultato positivo in trasferta, che permetterà alla Roma di partire con un piccolo vantaggio nel ritorno di martedì prossimo all’Olimpico. È una partita a due facce il primo atto dei giallorossi nei preliminari di Champions. Un avvio stellare al Dragao, il vantaggio, poi l’inspiegabile blackout e, all’improvviso, una salita da scalare con tanta, troppa fatica. Finisce 1-1 e, tutto sommato, va benino così. Spalletti parte con la formazione attesa: in porta gioca Alisson perché più allenato e più pronto di Szczesny, Juan Jesus slitta a sinistra lasciando il centro alla coppia Manolas-Vermaelen, nel tridente offensivo c’è Dzeko mentre Perotti parte da sinistra. Nainggolan è l’uomo più «alto» del centrocampo, sempre pronto a guidare i compagni verso la pressione nei confronti della modesta difesa lusitana.

Il piano funziona e i primi 35 minuti della Roma sono entusiasmanti. Una sola squadra in campo, difesa e pressing alti, azioni in velocità, tante occasioni da gol create e pochissime concesse al Porto. Dzeko sembra un altro, lotta su ogni pallone con uno spirito mai visto in giallorosso, peccato che lo tradisca di nuovo la cattiveria sotto porta quando Casillas gli regala il pallone del vantaggio. Salvataggio sulla linea dei portoghesi, un altro gol fatto è stato tolto a Salah nei primissimi minuti e l’egiziano c’è andato vicino anche con un sinistro a giro dopo un’azione prepotente di Dzeko. Per sbloccare la partita serve però un errore clamoroso degli avversari: angolo battuto corto dall’egiziano per Florenzi e il brasiliano Felipe, nel tentativo di anticipare De Rossi, la spedisce dentro la sua porta. Siamo al 21’, la squadra di Spalletti non si ferma e sfiora il raddoppio tre volte nella stessa azione ma Casillas si riscatta con un triplo intervento. Quando tutto sembra incanalato verso un’inattesa passeggiata e il vantaggio di un gol sta strettissimo alla squadra di Spalletti, esce fuori il Porto. La Roma abbassa pericolosamente il baricentro, troppi errori nel palleggio e Alisson deve metterci una pezza. Poi Vermaelen la combina grossa: per fermare André Silva lanciato in porta commette il fallo al limite dell’area che gli costa il secondo «giallo»: il suo esordio dura 41 minuti, peraltro giocati in modo discreto. Una doccia freddissima per la Roma. Spalletti è costretto ad accentrare Juan Jesus e inserire Emerson al posto di un Perotti fin lì quasi impeccabile e contrariato al momento del cambio. E il primo tempo si chiude in vantaggio anche grazie alla svista arbitrale su un netto fallo di mano di Emerson in area.

Ma al secondo tocco di mano del brasiliano arriva il giusto rigore del pareggio, trasformato alla perfezione da André Silva. Poco prima il gol annullato per fuorigioco ad Adrian Lopez, grazie alla correzione di un errore dell’assistente. È solo uno dei tanti rischi corsi durante una ripresa giocata quasi interamente nella trequarti offensiva del Porto. Spalletti prova a far muro passando alla difesa a tre, con Fazio dentro al posto di Salah e il solo Dzeko lasciato davanti. Negli ultimi minuti esce Florenzi per Paredes e Nainggolan va a fare l’esterno a destra, col compito di arginare le discese dei veloci esterni di Espirito Santo. Una sofferenza inaudita che all’ultimo sussulto si trasforma in speranza: punizione dal limite invitante ma Casillas para facile il tentativo di Paredes. Sarebbe stata troppa grazia a quel punto, la Champions e il futuro si decideranno nei 90 minuti dell’Olimpico. Solo dopo aver affrontato il debutto in campionato con l’Udinese. Quasi un intralcio.

(Il Tempo – A. Austini)



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