(Corriere della Sera – L. Valdiserri) C’è una fotografia, a partita finita, che spiega meglio di qualunque discorso il profondo lavoro che Eusebio Di Francesco ha fatto sulla Roma: c’è Gerson, intabarrato in un giubbotto perché era uscito poco prima con i crampi, abbracciato a Dzeko. Il centravanti bosniaco non ha segnato per la quinta partita consecutiva in campionato (ma in mezzo c’è la doppietta a Stamford Bridge contro il Chelsea) e il ventenne brasiliano è uscito da poco dall’incubo di essere stato messo al bando da Spalletti, quando il toscano era sulla panchina di Trigoria. Il primo ha portato la Roma fin qui, il secondo ha appena segnato i suoi primi due gol nel campionato italiano. Sono un gruppo. Sono una squadra. Questa settimana doveva dire tanto sulla Roma, che aveva fatto storcere un po’ il naso per il trittico di 1-0 contro Torino, Crotone e Bologna: punti senza troppo spettacolo e con tanto turnover. In appena cinque giorni sono arrivate due vittorie di altro genere: il 3-0 al Chelsea, in Champions League, e il 4-2 di ieri alla Fiorentina, che ha provato di tutto per rendere difficile la giornata alla Roma ma si è trovata come un peso leggero contro un mediomassimo.

Di Francesco non poteva chiedere di più: ha guadagnato due punti su Napoli e Inter; affronterà la Lazio nel derby (dopo la sosta) a -1 e non a -4 perché adesso la classifica con i cugini è a parità di partite giocate; prolunga il filotto di cinque vittorie consecutive in trasferta (12 gol segnati e 2 subiti) che, sommate a quelle di Spalletti nel campionato scorso, diventano dodici. Ma c’è qualcosa di più dei numeri, che restano sempre importantissimi: è la sensazione che adesso la Roma sia pronta a buttarsi nel fuoco per lui e per le sue idee. Li ha convinti con il lavoro quotidiano e non con le parole. Il campo pesantissimo e la pioggia battente hanno permesso una gara all’inglese, con parecchi errori ma tantissime emozioni. La Roma è andata due volte in vantaggio ed è stata raggiunta due volte, prima di far valere la sua maggiore classe nella ripresa. Kolarov, in questo senso, è stato il simbolo: ha sofferto nel primo tempo, mai aiutato nella fase difensiva, ha dominato nel secondo. Con una partita da recuperare (a Genova contro la Sampdoria) la Roma torna a pieno titolo in corsa per gli obiettivi più importanti. Il recupero di Gerson, che sembrava perduto per il calcio di alto livello, è già avvenuto («Ha giocato perché mi ha convinto, non per simpatia», ha detto Di Francesco). Quello di Schick potrebbe essere l’arma in più per la seconda parte del campionato.



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