Josè Mourinho

ULTIME NOTIZIE AS ROMA VENEZIA MOURINHO – Poiché anche il dispiacere, a volte, può avere delle sfumature umoristiche, quando José Mourinho ha sussurrato «Juan Jesus e Bruno Peres sarebbero stati utili», anche lo zoccolo duro dei “mourinhani” in servizio permanente ed effettivo ha avuto un brivido, scrive La Gazzetta dello Sport.

Ma come? Sarebbero serviti due dei giocatori più bersagliati dalla tifoseria negli ultimi anni e andati via in scadenza di contratto fra gli osanna di tifosi e società? A quel punto, visto che la squadra «ha bisogno di esperienza» (a proposito, ma non si doveva puntare sui giovani?), tanto varrebbe rispolverare Fazio e Santon, che peraltro sono ancora a libro paga. Siamo sicuri che siano meno affidabili dei due brasiliani? Insomma, come diceva Mao Tze Tung, «c’è grande confusione sotto il cielo».

Ma nell’analisi complessiva ci sono alcune certezze: è arrivata la 5a sconfitta in 12 match di campionato; il primo posto nel modestissimo girone di Conference è a rischio e la Roma di Mourinho, perdendo a Venezia contro il peggiore attacco della A, ha a questo punto del campionato 3 punti in meno rispetto al primo anno di Fonseca e 5 rispetto al secondo (che sarebbero 6, perché il pari col Verona fu trasformato in k.o. a tavolino). La conclusione, invero prematura, la dà lo stesso Special One: «È una stagione di dolore, non per pensare in grande e attaccare obiettivi». Il 4 maggio, giorno dell’annuncio di Mourinho, chi avesse ipotizzato un concetto del genere, sarebbe stato tacciato di disfattismo.

Il portoghese parla di un «mercato di reazione e non di costruzione», mentre la rosa è bollata come «limitata, squilibrata e senza cambi» all’altezza, visto che, a parte i pochi nuovi, «tutti gli altri sono gli stessi dello scorso anno», cioè quelli del 7° posto.

Un discorso ambiguo perché, se da un lato dice di essere «a fianco di Pinto» e di apprezzare il lavoro dei Friedkin – che hanno iniettato oltre 184 milioni in appena dieci mesi – dall’altro li mette in difficoltà, nonostante il g.m. abbia dovuto agire in condizioni non semplici. Comunque, nell’analisi, Rui Patricio pare meglio di Pau Lopez, Viña in effetti non vale Spinazzola, così come Abraham ha un rendimento inferiore a Dzeko.

Detto questo, sull’inglese l’investimento di 40 milioni è stato benedetto proprio da Mourinho e, in ogni caso, non sappiamo se il bosniaco avrebbe avuto a Roma gli stessi stimoli trovati nel nuovo club. Comunque, anche se non vogliamo considerare la rosa migliorata (e allora il «sette e mezzo» datosi da Tiago Pinto andrebbe rivisto), sarebbe lecito aspettarsi da Mourinho un valore aggiunto, altrimenti si finisce per immalinconirsi con le parole di ieri: «Dico ai giocatori e a me stesso che il 4° posto sarebbe un obiettivo, ma non significa che siamo da 4° posto». Come a dire che il traguardo fissato dal club sarebbe un’impresa. Un modo per fare pressione sulla società? Possibile, anche se tutti sanno come a gennaio la proprietà sia pronta a muoversi prendendo un centrocampista e un esterno.

Certo, alcuni errori arbitrali ai danni della Roma sono stati evidenti. Già contro la Juve e il Milan i giallorossi avrebbero meritato più attenzione, così come ieri il penalty del 2-2 per il Venezia entra nella categoria dei “rigorini” che i vertici preferirebbero non fossero fischiati, anche perché, in questo caso, c’era anche un intervento in precedenza su Ibanez da sanzionare. T

utte cose che Mou ha fatto notare. «Le regole sono fatte per chi capisce poco di calcio, per chi non ha giocato o allenato. Loro sono i potenti, poi c’è l’interpretazione della regola. Alla fine della stagione il dubbio pesa. Quando gli episodi si accumulano e paragoni le situazioni simili, pensi che è meglio stare zitto. Mi devo proteggere, rimanere con le mie sensazioni e non esprimermi su quello che sta succedendo». Soluzione giusta, anche perché le prime esternazioni e certi comportamenti in campo non sono piaciuti al mondo arbitrale, e certo non hanno sortito effetti positivi.

Anche il rendimento della difesa sorprende. Nelle squadre di Mourinho ha sempre rappresentato il fiore all’occhiello, ma stavolta le 25 reti subite in 18 partite (11 in 3 match contro Bodo e Venezia) segnalano che anche la crescita di questo reparto si è fermata. E il tecnico sussurra: «Ora ho capito cose che prima non capivo».

Ma il nodo è un altro: lo Special One è l’uomo giusto per un progetto giovani da crescere? Finora (basti pensare a Zaniolo) non sta accadendo, e la sensazione è che il suo dna da vincente non gli regali pazienza. Quella stessa che all’Olimpico e nel mondo dei social in tanti stanno perdendo. La Roma, però, aspetta ancora il vero Mourinho. Il passato, d’altronde, parla per lui.



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