Una vittoria da Juventus. E adesso la Roma è davvero l’unica forza in grado di contendere lo scettro ai bianconeri. Un bel Milan si arrende all’Olimpico nello scontro diretto per il secondo posto e perde una gara che ha avuto in mano per un tempo. Ma Niang sbaglia il rigore mentre Nainggolan si inventa la giocata sublime che decide la partita: al di là di schemi e sfida tattica tra due ottimi allenatori sono i campioni a fare la differenza in match così equilibrati. E questa Roma, pur tra mille acciacchi, ne ha di più. Il primo tempo finisce senza gol ed è un buon affare per Spalletti. Montella, che lo abbraccia affettuosamente all’ingresso, ha studiato bene le contromosse per frenare una Roma troppo lunga e, forse, stanca. L’Aeroplanino ne approfitta, manda in campo la formazione più giovane di questa serie A (età media 23 anni 349 giorni) e chiede ai suoi centrocampisti di marcare quasi a uomo i dirimpettai romanisti, superiori per esperienza ma non per condizione: Pasalic segue Nainggolan (osservato in tribuna dal ct belga Martinez) e lo oscura, Bertolacci va in pressione su De Rossi. Così la buona partenza della Roma sulla spinta dei 42 mila dell’Olimpico è solo un lampo. Gran botta di Dzeko e risposta altrettanto impressionante di Donnarumma.
I rossoneri prendono presto le misure, chiudono bene i varchi e gestiscono meglio il pallone. Appena si apre uno spazio, poi, sanno far male: per un soffio Lapadula non tocca il cross rasoterra di Suso. Il Milan prende coraggio e va a un passo dal vantaggio. Fa tutto Szczesny: atterra in uscita Lapadula (poteva evitarlo partendo un attimo prima), rigore ineccepibile e il polacco lo para a Niang che sbaglia il secondo di fila e fa infuriare Montella. Dovrebbe essere una molla per la Roma, main realtà è ancora il Diavolo a mostrare le cose migliori. Di là Dzeko si batte quasi nel deserto e nel momento peggiore della Roma sfiora il gol con un diagonale che esce vicinissimo al palo. Bruno Peres si fa male alla caviglia ed esce in lacrime tra il dolore e la rabbia di dover saltare il suo derby personale con la Juve sabato, tocca all’ex El Shaarawy già prima dell’intervallo. Il Faraone va a sinistra, Perotti di là e al 45’ la faccia impietrita di Spalletti al doppio fischio di Mazzoleni è tutto un programma. Nella ripresa la Roma parte con un altro piglio. Alza il baricentro, pressa alto e interrompe il palleggio dei rossoneri troppo comodo nel primo tempo. Poi il momento cruciale. Nainggolan dopo 18 minuti si inventa una giocata pazzesca: controllo volante in contro tempo di destro che manda fuori giri Locatelli e tiro di sinistro a girare senza lasciar scampo a Donnarumma. Poteva pararla? Forse, ma i meriti del Ninja sono di gran lunga superiori ai demeriti dei milanisti.
La Roma si trasforma, spinta dal belga che sembra un altro, strappa palloni e riparte. Emerge l’esperienza di Strootman e De Rossi, per non parlare di uno Dzeko da manuale del calcio: non segna ma se la squadra riesce a gestire il vantaggio di un gol è in gran parte grazie a lui. La difesa guidata da un super Fazio tiene botta, Mati Fernandez, Luiz Adriano e Honda non incidono, Spalletti guarda la sua panchina e ha solo difensori: preferisce restare così. E alla fine ottiene la nona vittoria su nove sfide di campionato all’Olimpico e il primo 1-0 della stagione, il risultato che, secondo quelli bravi (vedi Capello), ti fa vincere gli scudetti. Superati i primi due ostacoli, sabato c’è quello più duro, forse insormontabile, ma la Roma andrà allo Stadium con due risultati buoni su tre a disposizione. Il Milan non esce affatto ridimensionato: oggi aspetta la seconda rata della caparra da 100 milioni di euro da parte dei cinesi. Il futuro adesso fa meno paura e il presente gli consente di giocarsi comunque la Champions.
(Il Tempo – A. Austini)
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