Edin Dzeko

ULTIME NOTIZIE AS ROMA SIVIGLIA – C’è una domanda che da settimane galleggia sulla Roma. La squadra ormai è innegabilmente quadrata, solida e mostra un carattere da “grande”, ma se José Mourinho avesse quei “regali” che ha chiesto fin dai primi giorni giallorossi, fin dove potrebbe arrivare? L’impressione è che la risposta possa essere: parecchio in alto. Perché il tecnico portoghese la differenza la sta già facendo, come ha dimostrato anche lo 0-0 dell’amichevole di ieri contro il Siviglia, scrive La Gazzetta dello Sport.

La partita, infatti, ha lucidato tutti i dubbi (offensivi) e tutte le certezze (difensive) messe in mostra in questo precampionato. Lo Special One finora, in attesa di poter lavorare con Viña e Shomurodov (quest’ultimo in arrivo oggi in Portogallo insieme a Cristante), tra i nuovi ha avuto a disposizione finora solo Rui Patricio, e fra soli 19 giorni ci sarà l’esordio ufficiale in Conference League.

Forse è per questo che dall’8 luglio, giorno della presentazione, Mourinho non ha più parlato, se si eccettuano i complimenti fatti al gruppo via social. Anche contro gli spagnoli dell’ex d.s. Monchi, rimasti in dieci a metà ripresa per l’espulsione di Gudelj e nel finale imbottiti di baby talentuosi, la Roma ha dimostrato una personalità ben delineata, tenendo conto che nel consueto 4-2-3-1 di partenza, dei “presunti” titolari c’era in campo solo Mkhitaryan. Non è stato un caso, perciò, che nella ripresa lo sgranarsi degli innesti dei titolari – da Rui Patricio a Dzeko – abbia consentito ai giallorossi d’impossessarsi della partita.

Intendiamoci, difficilmente Mourinho cercherà di fare calcio spettacolo, ma la sua ossessione per la vittoria già si vede e ai tifosi – il termometro dei social lo dimostra – piace. Ad esempio, contro il Siviglia le occasioni vere si sono praticamente equivalse. In vetrina gli spagnoli possono mettere in vetrina i tentativi di Oscar in avvio, di En-Nesyri e Romero nella ripresa, mentre i giallorossi possono recriminare sulle tre buone chance avute da Mkhitaryan e Carles Perez nella prima frazione e da El Shaarawy nella seconda.

Se la squadra di Lopetegui ha cercato più il possesso palla, le verticalizzazioni romaniste, soprattutto con Zaniolo, hanno dimostrato di poter fare la differenza. La sensazione, perciò, è che il potenziale offensivo abbia bisogno di qualcuno da innescare. Per questo il nome di Xhaka resta prepotente, nonostante l’Arsenal – scegliendo la linea dura – ieri abbia dato il ben tornato al centrocampista svizzero, a cui ha fatto balenare anche l’ipotesi di rinnovo, restando trincerata per la cessione sulla richiesta di 23 milioni più bonus.

Morale: Mou è bravissimo, ma con Villar fuori per infortunio fino all’esordio in campionato, Veretout ancora alla ricerca della condizione, Cristante che deve ancora aggregarsi al gruppo, Diawara che alterna cose positive a errori, e Darboe alle prese con la fragilità dei suoi anni verdi, il centrocampo ha bisogno di una vera leadership. «Ad ogni partita cresciamo, Mourinho non prende niente sottogamba», ha detto alla fine il baby Bove.

Ma serve Xhaka, che ha già l’accordo contrattuale con la Roma, per parte sua ha fatto il possibile per convincere i londinesi, rinunciando anche ad alcuni premi. Bisognerà vedere se i Friedkin (ieri in tribuna) intenderanno fare quello sforzo che Mourinho chiede e che invece, per un giocatore di 29 anni, alla luce del bilancio non è detto che sia opportuno fare. Per questo cominciano a circolare alcuni nomi di possibili alternative.

Fra questi, spicca Thomas Delaney, 29 anni anche lui, danese in forza al Borussia Dortmund, col contratto in scadenza il prossimo anno e che quindi potrebbe costare “solo” quei 15 milioni che la dirigenza vorrebbe spendere. Nel mirino, poi, resta anche Koopmeiners dell’Az, che però è da settimane nell’orbita dell’Atalanta. Insomma, se è vero che il Siviglia “vero”, appena un anno fa, dette una lezione di calcio ai giallorossi di Fonseca, il rischio che può correre la Roma di Mourinho è di portare una squadra al massimo delle proprie possibilità, senza avere la certezza che questo possa bastare per centrare i traguardi prefissati. Per questo dei “regali” sarebbero graditi.



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