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Rassegna stampa

La Roma fa 4 salti sul materasso del Benevento. Dzeko e harakiri

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(Gazzetta dello Sport – M. Cecchini) Non era pomeriggio da streghe a Benevento. È bastata per una Roma in versione Harry Potter – neppure Mago Merlino – per avere la meglio sulla squadra di Baroni, volenterosa e nulla più. Quanto basta per il match finisca 0-4, santificato dalla doppietta (più due legni) di Dzeko e dalle autoreti di Lucioni e Venuti, che portano gli ospiti a 9 vittorie esterne consecutive in Serie A. Insomma, l’impressione è che la Roma – sulle ali di uno Dzeko sfolgorante (5 gol in 4 partite di campionato) – abbia già preso la rincorsa per i piani nobili della classifica, mentre il gruppo campano si avvii a un malinconico stillicidio, che la pessima qualità dei numeri racconta già: 0 punti, 14 reti subite e una sola segnata. Dati da retrocessione, che in prospettiva mettono a rischio anche Baroni: confermato dal club a fine match ma col Crotone si gioca tutto.

IN VOLO SULLE FASCE – Al netto delle tante assenze, il Benevento cambia 4 titolari rispetto alla disfatta tennistica di Napoli, mentre la Roma invece segue la regola dei 5 (sostituti) come col Verona. Vista la rosa, però, a soffrire è soprattutto la squadra di casa. I ragazzi di Baroni, sfruttando una linea di difesa bassa, provano a restare compatti per lanciare in profondità Puscas e Coda, ma basta poco alla Roma per capire come l’esordiente Gonalons venga seguito dal pressing degli attaccanti avversari solo fino a metà campo. A quel punto, lasciato solo, sono costretti uscire su di lui a turno Chibsah e Cataldi, lasciando indisturbate le mezzali Pellegrini e Strootman a scaricare sugli esterni difensivi che salgono, mentre i due attaccanti di fascia tagliano per stare più vicini a Dzeko. Morale: la fasce (soprattutto la sinistra) diventano terreno di conquista, con le prime due reti costruite proprio in questo modo: il primo assistman è Kolarov per Dzeko al 22’, il secondo invece è Bruno Peres, che costringe Lucioni all’autogol proprio per anticipare il bosniaco. Un «uno-due» che mette k.o. persino lo spirito dei campani, che pure al 18’ – a causa di una palla persa da Peres – avevano trovato Cataldi libero di tirare (sciaguratamente) da ottima posizione. Il resto è poca roba, mentre già nel primo tempo la Roma mette in cronaca una parata di Belec su testa di Dzeko servito da Peres e un palo dello stesso centravanti. Buon per i campani che la vena di Under – sostituito da El Shaarawy – sia scarna e Perottifatichi a trovare la porta.

SETTE MINUTI – La ripresa, poi, dura virtualmente 7 minuti. Il tempo che Memushaj si faccia rubare palla da Dzeko, che batte Belec con un bel tiro a giro. Insomma, a quel punto lo sforzo di Baroni di ridisegnare la squadra col 4-5-1 – spostando lo stesso Memushaj interno per infoltire la mediana e piazzando a destra Puscas – non serve a nulla, perché la partita finisce qui. C’è tempo solo per registrare la solita accelerazione di Kolarov che mette al centro per Dzeko, a cui Venuti ruba il gol con una autorete. È il poker, che non si trasforma in pokerissimo solo perché su tiro di Dzeko il portiere devia sulla traversa (38’). E il Benevento? È tutto nelle accelerazioni del volenteroso Coda, che però al momento della conclusione per due volte si perde (21’ e 24’). Conclusioni: se la Roma di Di Francesco a volte scopre una bellezza zemaniana, i campani dovranno sudare per salvarsi. La sfida di domenica col Crotone, in questo senso, potrà pesare parecchio.



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