Quattro come i gol rifilati alla Fiorentina di Sousa e come il numero di poker realizzati quest’anno dalla squadra di Spalletti. Quattordici come le vittorie consecutive in casa che spazzano via lo storico record di Campo Testaccio fermo a tredici. Ventiquattro come i gol realizzati da Dzeko in questa stagione che con 17 sigilli in campionato vola in testa alla classifica cannoniere. Nel giorno dell’incertezza, dove sullo stadio piovono meline da tutte le parti e sulle barriere della discordia si continua a nicchiare, arriva almeno una certezza: la Roma, intesa come squadra, un gruppo che quando gioca così può far male a chiunque. Lo dicono questi numeri pesanti che riportano i giallorossi al secondo posto in classifica scavalcando il Napoli e a quattro punti dalla Juventus capolista che probabilmente già questo pomeriggio potrà tornare a più sette vista la facile pratica Crotone. La Roma ha giocato il suo calcio approfittando anche di un’avversaria perfetta: Sousa sbaglia tutto, arriva all’Olimpico per giocarsela a viso aperto e rimedia quattro sberle pesantissime che ridimensionano non poco un gruppo che avrebbe dovute essere tra le rivelazioni del campionato.

FATICA E VANTAGGIO – Deluso in avvio chi si aspettava una partita brillante tra due squadre che giocano al calcio. La Roma parte forte ma la viola si chiude e anzi esce meglio dei giallorossi dopo i primi dieci minuti romanisti. Fazio salva di testa dopo l’uscita a vuoto di Szczesny su Chiesa, poi torna la Roma. Prima Peres sbaglia due volte (clamorosa la seconda da due passi su invito di Strootman), poi una bella girata di Dzeko fa da prologo al vantaggio romanista. Fa tutto il bosniaco che inizia l’azione sulla fascia rianimando una palla morta: a centrocampo De Rossi vede il compagno che va in porta e gli mette sui piedi una gran palla (per lui terzo assist: non faceva così bene dal 2012). Dzeko stavolta non sbaglia, Roma avanti.

FINALMENTE LA TESTA – La ripresa è tutta della Roma. Spalletti deve aspettare una decina di minuti, imbufalirsi un paio di volte per la poca cattiveria dei suoi che come da copione sbagliano ancora troppo sotto porta, prima di vedere il raddoppio. Meritato, giustissimo, vista la dinamica della gara cambiata dopo il gol di Dzeko che ha di fatto spaccato in due la partita. Stavolta arriva su palla inattiva (il piede e’ sempre quello di De Rossi: e quattro) con Fazio che sfrutta il suo metro e novantacinque, per svettare e mandare in orbita per la seconda voltai 26 mila dell’Olimpico. Una bolgia perché aleggiava il timore di un’altra beffa vista la serata.

SPAZIO E ACCADEMIA – Sousa ha l’acqua alla gola e cambia: dentro Ilicic per Bernardeschi, ma la differenza non si vede. La Fiorentina si allunga e nelle praterie la Roma scorrazza per la gioia dei romanisti imbacuccati. Il terzo gol è di quelli che andrebbero spiegati nelle accademie del calcio: fulminante, tre tocchi e gol. Azione in ripartenza, lancio di De Rossi, Strootman in mezzo per Nainggolan, stop e tiro del ninja che chiude i giochi. C’è giusto il tempo per la standing ovation a capitan Totti (meritata anche per l’aiuto che sta dando alla società sul fronte stadio) e per il quarto sigillo firmato da Dzeko che consente al bosniaco di staccare Mertens e volare in vetta da solo. Questa è la Roma (secondo attacco e seconda difesa del campionato, superata anche la Juve) che spazza via la Fiorentina, le nuvole nere che si stavano addensando sul cielo terso della Capitale e torna a meno quattro dalla capolista. Magari per poco, non vincerà niente nemmeno quest’anno, ma intanto sta lì. E questo per il popolo romanista fa tutta la differenza del mondo.

(Il Tempo – T. Carmellini)



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