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Rassegna stampa

La Roma fa tris, ma la vittoria è tra i veleni

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NOTIZIE ROMA-VERONA 2-1 – Il 3° successo di fila, sofferto e discusso, pesa in classifica: la Roma, superando il Verona all’Olimpico (2-1), consolida il 5° posto a 5 giornate dal traguardo, allunga sul Napoli e conferma il vantaggio sul Milan: chi insegue, al 6° posto, è a 4 punti. Distanza dunque di sicurezza, soprattutto dai rossoneri: se restano sotto, i preliminari di Europa League toccano a loro. 

Il raccolto di Fonseca prosegue ed è significativo. Decisiva la sua virata. Perché, proprio come i giocatori, si sente sicuro ormai solo con la nuova formula che, dalla trasferta del 5 luglio a Napoli, prevede 3 difensori centrali. Cambia loro, non la linea. La novità è Kolarov, con Cristante in panchina e con Fazio fuori dalla lista dei 24 convocati per infortunio (contusione). Confermati Mancini e Ibanez che sta in mezzo come è successo quasi subito a Brescia.

Il turnover chiama in causa solo 4 interpreti: rientrano il portiere Pau Lopez, anche perché Mirante è out (risentimento al polpaccio), Spinazzola, Mkhitaryan e Dzeko. Il compito, però, non è semplice. Il Verona usa lo stesso sistema di gioco e Juric lo rende più imprevedibile escludendo gli attaccanti. Il falso nove è l’ex centrocampista giallorosso Verre, dietro di lui Pessina e Zaccagni. Fanno pressing, sono fastidiosi. A spingerli i mediani Amrabat e Veloso. Ad accompagnarli i laterali Faraoni e Lazovic. Tatticamente il braccio di ferro è evidente.

L’arbitro Maresca diventa subito il protagonista della serata. Empereur anticipa in area Pellegrini, colpendo il pallone, ma Maresca vede il fallo. Il Var Di Bello non lo convince a rivedere almeno l’azione. Juric inizia a protestare e incassa il giallo. Poi si scatena e grida: «Guarda che banda siete, senza vergogna». Passano 14 secondi e riceve pure il rosso. Lasciando il campo scaraventa a terra la bottiglietta d’acqua che ha in mano.

Veretout trasforma il rigore per il vantaggio: segnò proprio ai gialloblù il suo 1° gol italiano nel settembre 2017 con la maglia della Fiorentina. L’allenatore espulso, intanto, sale in tribuna Monte Mario e si piazza dietro la sua panchina. E continua lo show. Perde Kumbulla, fastidio muscolare, e inserisce Di Marco. Non modifica il modulo, abbassando Faraoni e spostando a destra Lazovic, e nemmeno l’atteggiamento. «Mano, è netta» urla quando Dzeko, nell’area giallorossa, interrompe con il polso l’iniziativa di Zaccagni. E aggiunge, esagerando nella volgarità, bestemmie e insulti. L’arbitro, dal canto suo, evita ancora il Var. 

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A blindare il risultato sono i solisti. Perché la Roma, pur soffrendo l’aggressività del Verona, segue con umiltà il suo copione e sfrutta il talento di qualche interprete. È abbastanza ordinata dietro, dove Kolarov ci mette l’esperienza e Mancini l’esuberanza. Ibanez cresce tra loro. Peres è ok solo se spinge, Spinazzola è più completo, Veretout aiuta Diawara perché li si suda e tanto.

Se Pellegrini fatica, Mkhitaryan è sempre ispirato: prende il palo (18° stagionale) e conquista la palla, quando Amrabat si distrae, per lanciare in corsa Spinazzola. Cross e raddoppio di Dzeko a fine recupero: il centravanti, 15 reti in campionato, è al 6° gol di testa. Nessuno in A come lui in quest’annata. Non esulta, stanco di sentire parlare solo di quanto guadagna. E di ascoltare che la società cercherà di piazzarlo sul mercato.

Sono 105 i suoi gol con questa maglia: superato Manfredini, è solo al 5° posto nella classifica all time. Il Verona resta in pieno controllo della partita anche nella ripresa e dimezza presto lo svantaggio: sbaglia Peres su Zaccagni, è lento Mancini e Kolarov si fa anticipare di tacco da Pessina. Spopola la catena di sinistra: Dimarco da dietro e Zaccagni davanti a lui. Pellegrini, Peres e Mancini sbandano. Entra Zaniolo che fa arrabbiare Mancini: statico, non si sacrifica. Le occasioni migliori, ancora in contropiede, sono però della Roma con Dzeko (2) e Mkhitaryan. I soliti brividi, invece, per Fonseca.

(Il Messaggero) 

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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