Rassegna stampa
La Roma in Europa con senso di coppa
La Roma è finita fuori dalla Champions prima ancora di iniziarla. Ha fatto cilecca nel play off, tappa inedita nella storia della società giallorossa in questa competizione, e si è risvegliata in Europa League. Che, però, non va considerata la coppa di consolazione. Il club, l’allenatore e i giocatori non si possono permettere di ragionare così. Perché il club di Trigoria ha la necessità di arricchire il suo palmarès. Il curriculum non è da big. Anzi, per certi versi, risulta deprimente. Lontanissimo l’unico successo internazionale: Giacomino Losi alzò il trofeo, la Coppa delle Fiere (diventata poi Coppa Uefa), il 11 ottobre del 1961 all’Olimpico. Da quel pomeriggio di 55 anni fa, il niente. La striscia negativa non si è interrotta nemmeno con lo sbarco della proprietà Usa.
A TESTA ALTA – La Champions, per il momento, può attendere. Anche perché, per riconquistare l’accesso diretto alla prossima edizione o comunque il terzo posto per provare ancora il brivido preliminare, bisogna recitare da protagonisti in campionato. Più che pensare, insomma, all’umiliante eliminazione del 23 agosto, è bene ricordarsi del percorso fatto nelle ultime due partecipazioni in Europa League. L’addio nel play off del 25 agosto del 2011, con Luis Enrique in panchina, pareggiando in casa 1 a 1 contro lo Slovan Bratislava; e, ancora all’Olimpico, la figuraccia negli ottavi del 19 marzo 2015, con Garcia allenatore, perdendo 3 a 0 contro la Fiorentina di Montella. Non c’è, insomma, da riscattare il flop più recente, contro il Porto, ma le sbandate in questo torneo che non è solo da onorare. È da giocare per vincerlo.
MISSION POSSIBILE – C’è Mourinho, con lo United e soprattutto con Ibrahimovic e Pogba. In teoria pure Balotelli con il Nizza. E altri club di prestigio come il Villarreal, lo Shakhtar e l’Ajax. Ma la Roma, come confermato dal suo monte-ingaggi (92 milioni), è stata costruita per essere competitiva. In Italia e anche in Europa. Spalletti, addirittura, la considera la più forte squadra mai allenata. Potrebbe aver esagerato. Ma, pesato il valore dei singoli, i giallorossi hanno la grande chance di puntare al trofeo. Oggi la rosa non è completa, ma quando rientreranno Ruediger e Mario Rui sarà senz’altro migliore. E, magari a gennaio, Pallotta potrebbe dare l’okay per quel centrocampista in più che l’allenatore avrebbe voluto già a fine agosto.
A BASSA QUOTA – La mancata qualificazione alla fase a gironi della Champions ha sicuramente condizionato la stagione della Roma. Economicamente e tecnicamente. Il club giallorosso, pur incassando 10 milioni di bonus dopo la caduta nel playoff contro il Porto, ha perso quasi 20 milioni, ai quali avrebbe potuto aggiungere gli incassi al botteghino, sicuramente più alti di quelli previsti in Europa League, anche perché di sicuro all’Olimpico sarebbe arrivata qualche big del continente e non l’Astra Giurgiu, il Viktoria Plzen e l’Austria Vienna. L’esempio più semplice, per capire quanto ci abbia rimesso la società di Pallotta, viene dal paragone con l’anno scorso: 77,7 i milioni incassati, fermandosi agli ottavi contro il Real che poi sarebbe diventato campione d’Europa il 28 maggio a San Siro, contro i 15,7 (senza contare il market pool e la vendita dei biglietti: la cifra più o meno raddoppierebbe) da ricevere in caso di vittoria della coppa. I mancati introiti, come se non bastasse, sono andati anche a influenzare il mercato. Negli ultimi giorni della sessione estiva non è stata completata la squadra come avrebbe invece voluto l’allenatore.
ROSA RIDOTTA – Sono solo 22 i giocatori inseriti da Spalletti nell’elenco consegnato all’Uefa per le prime 6 gare (l’allenatore ha comunque la possibilità di pescare, in emergenza, nella lista B, convocando i Primavera o gli Under 21): i 2 portieri Alisson e Szczesny, gli 8 difensori Peres, Manolas, Vermaelem, Juan Jesus, Fazio, Ruediger, Emerson Palmieri e Seck; i 7 centrocampisti Gerson, Florenzi, De Rossi, Strootman, Paredes, Nainggolan e Perotti; i 5 attaccanti Salah, Dzeko, El Shaarawy, Iturbe e Totti. Sono, dunque, 3 calciatori in meno. Con Ruediger, almeno all’inizio ancora indisponibile, a completare il gruppo. E con Mario Rui, l’altro difensore convalescente (il portoghese avrà però bisogno di più tempo del tedesco per ricominciare), tagliato per la prima fase. Ma per inserire quest’ultimo nell’elenco sarebbe stato escluso comunque un altro straniero. La Roma, nella rosa, ha solo 3 giocatori del vivaio, cioè Florenzi, De Rossi e Totti, e appena 2 di formazione italiana, Nainggolan e El Shaarawy. L’Uefa, come la Federcalcio, non dà spazio a più di 17 stranieri su 25. Così il club giallorosso ha dovuto consegnare una lista di 22 calciatori, cioè 3 meno di quelli consentiti. Inizialmente mancheranno pure gli squalificati De Rossi (per 3 partite) ed Emerson (per 2).
(Il Messaggero – U. Trani)
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