AS ROMA NEWS INTER JURIC – Gol, punti, scelte. Un trittico scivoloso, che sta portando la Roma verso un momento di crisi profonda. Perché quella attuale è, a tutti gli effetti, una crisi netta, da cui i giallorossi contano di uscire in questa settimana, superando magari giovedì all’Olimpico la Dinamo Kiev in Europa League e andando a giocarsela a viso aperto domenica a Firenze, dove Ivan Juric ha un bisogno disperato dei tre punti, scrive La Gazzetta dello Sport.
Nel frattempo, però, entriamo nei meandri del momento giallorosso. Iniziando proprio dalla mancata concretezza sotto porta, dal cinismo perso per strada. «Davanti abbiamo bisogno di più qualità nelle giocate», ha detto il croato subito dopo il ko con l’Inter. Il tribunale popolare (radio e social romanisti) ieri gli imputavano però anche delle colpe importanti, soprattutto a livello di scelte.
Ad iniziare dal lavoro a cui Juric ha sottoposto Dybala nel corso della sfida ai campioni d’Italia di domenica sera, con l’argentino preposto a seguire ad uomo Bastoni ed in alcune circostanze costretto addirittura a fare il difensore, con 2-3 recuperi fino alla propria porta. Dei coast to coast encomiabili dal punto di vista dell’impegno, a dimostrazione anche della dedizione e del sacrificio della Joya.
Ma un conto è avere un Dybala “operaio” e un conto avere il Dybala normale, capace di inventare e lasciare il segno. Insomma, sottoporlo a quel tipo di lavoro vuol dire innanzitutto allontanarlo dalla porta e poi fargli perdere lucidità quando si trova negli ultimi 25-30 metri di campo. Ed in una squadra che ha bisogno di qualità – appunto – è un passaggio che non ci si può permettere.
Esattamente come insistere con Angelino braccetto di sinistra nei tre di difesa (anche se domenica ha fatto anche il terzino, quando la Roma si è schierata a 4), invece di riportarlo nel suo ruolo naturale di esterno a tutta fascia. La scelta migliore, in tal senso, sarebbe mettere dentro un centrale vero (Hummels giocherà finalmente giovedì con la Dinamo Kiev), permettendo allo spagnolo di sprigionare corsa e cavalli sull’out di sinistra.
Tutto ciò ha contribuito alla prima sconfitta di Juric in campionato, che arriva comunque dopo alcune prestazioni poco convincenti come quelle con Venezia e Monza. Sta di fatto che la Roma all’ottava giornata ha solo dieci punti (3 fatti con De Rossi, 7 con il croato) ed erano ben 15 anni che non partiva così male in campionato. Con gli americani aveva infatti fatto sempre più punti (il minimo erano stati gli 11 di Luis Enrique al primo anno – considerando il Bologna-Roma spostato a dicembre – e quelli di Mourinho della scorsa stagione), per trovare una stagione peggiore bisogna risalire all’ultima dell’era-Sensi, quando la Roma fece solo 9 punti.
E l’altro dato inquietante è quello offensivo, dei gol, della produzione offensiva. La Roma oggi ha il 14° attacco della Serie A (8 gol, non segnava così poco dal 1991/92, quando fece 6 reti), nonostante sia la squadra che tira in porta più di tutti (131 tiri). Questo porta ad un rapporto gol/tiri che dice che i giallorossi per segnare una rete hanno bisogno di ben 16,4 tiri. Peggio solo il Venezia con 18,8 e il Lecce con 37,3. A dimostrazione, appunto, della mancanza di qualità negli ultimi 30 metri, ma anche di una manovra che non riesce mai ad avere sbocchi, né in ampiezza né in verticale. A Juric adesso il compito di cambiare le cose, anche per tenersi ben stretta la panchina giallorossa.
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