AS ROMA NEWS ABRAHAM NAGOYA GRAMPUS – Ammettiamolo, Tammy Abraham era stato sincero: “Non sono così ansioso di tornare a giocare. Mi godo il Mondiale e mi alleno per gennaio”, aveva detto l’attaccante inglese appena sbarcato in Giappone. In effetti, vedendolo ieri in campo nell’amichevole contro il Nagoya Grampus finita 0-0 e con la sola emozione di un legno colpito da Ibanez, diciamo che la voglia di calcio è un’altra cosa, scrive La Gazzetta dello Sport.
Consoliamoci così: se qualche tifoso della Roma aveva passato una notte difficile, il match ha conciliato quel pisolino riparatorio che sarà stato utile per affrontare meglio la giornata. Al di là della facile ironia, si capisce chiaramente come il desiderio dei giocatori di affrontare la trasferta giapponese dal punto di vista agonistico sia minimo (l’accoglienza, invece, è stata molto gradita). In fondo, una squadra che in genere è abituata a vedere il proprio staff tecnico, a cominciare da José Mourinho, sempre in piedi in piena agitazione, stavolta ha capito bene come l’impegno era da piccolo trotto.
Diciamolo: non è solo il Giappone che ha messo in evidenza come la squadra giallorossa faccia fatica a segnare. Se i cosiddetti “expected goals” in campionato hanno messo la Roma ai vertici di questa classifica, il gioco però prevede che la palla bisogna metterla in porta, e su questo fronte – Dybala a parte – nessuno degli attaccanti a disposizione dello Special One finora si sta distinguendo particolarmente. Non è un caso che la squadra abbia segnato appena 18 gol in campionato (è appena il decimo attacco del campionato) e 11 gol in un non trascendentale girone di Europa League.
È vero che gli infortuni – a cominciare da quello sfortunatissimo di Wijnaldum – ha tolto tanta qualità alla manovra, ma sarebbe pericoloso pensare che a gennaio il centrocampista olandese e l’attaccante argentino debbano ricoprire il ruolo di salvatori della patria. L’ex del Psg, anche se in piena attività per tornare in fretta, probabilmente avrà la ruggine della lunga inattività da combattere, così come la Joya dovrà essere gestito al meglio per evitare infortuni. Per questo occorre un gioco che consenta alla Roma di poter sopperire alle assenze (anche dei big), garantendo una produzione offensiva almeno all’altezza delle squadre che aspirano a un posto in Europa. Altrimenti l’obiettivo della qualificazione alla prossima Champions diventa una chimera.
Il questo momento, perciò, il problema non sembra essere quello del “mercatino” (copyright Mourinho) che in estate sembrava un mercatone. In ogni caso, da gennaio per l’attacco ci sarà anche Solbakken che, pur nel suo ottimismo, neppure lui può essere considerato un killer dell’area. “Non so se giocherò ala destra o sinistra, mi hanno detto che dovrò coltivare i miei punti di forza – ha detto la punta ad Avisa Nordland–. Mi voglio misurare con i ritmi del la Serie A. All’Olimpico non mi sono mai sentito così piccolo. Per me sarà tutto nuovo e sono impaziente di iniziare questa nuova avventura. Sono sicuro che sarà un viaggio molto emozionante”.
Doveva esserlo anche quello di Belotti (ieri assente per problemi muscolati), Shomurodov ed El Shaarawy, ma tutti, come Zaniolo (ieri out per acciacchi), stanno segnando in modalità omeopatiche. Possibile che abbiano tutti perso quelle qualità che li hanno messi in vetrina fino a non molto tempo fa? Non è escluso che un cambio del sistema di gioco possa aiutare. Magari ci si lavorerà nel ritiro portoghese. Certo, le amichevoli dall’altra parte del mondo ora non fanno venire voglia, ma anche queste partite servono per lanciare segnali, soprattutto da chi deve farsi perdonare. Chissà se il prossimo match contro lo Yokohama Marinos, campione di Giappone, sarà considerato abbastanza stimolante.
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