Patrik Schick

(Gazzetta dello Sport – M. Cecchini) In fondo, ognuno di noi a proprio modo vorrebbe raccontare una storia. Per definire quella di Patrik Schick, finora, si potrebbe prendere a prestito il titolo del romanzo più famoso del più celebre scrittore vivente del suo Paese, la Repubblica Ceca, Milan Kundera: «L’insostenibile leggerezza dell’essere», C’è un proverbio tedesco d’altronde che aleggia nel libro e che recita questo: «Einmal ist Keinmal». Cioè, quello che è accaduto una volta è come se non si fosse verificato mai. Ovvero, quella di Schick – il cui talento nella Sampdoria ha fatto scomodare paragoni addirittura con Marco Van Basten – fu vera gloria oppure leggerezza «insostenibile», alla luce dei 42 milioni (potenziali) spesi dalla Roma per acquistarlo? La risposta è quella che si accoda al proverbio tedesco: occorre ripetersi per «essere».

CINQUE VOLTE – D’altronde, è quello che il 22enne attaccante praghese chiede e che con tutta probabilità gli sarà concesso già venerdì prossimo contro il Torino, visto che Edin Dzeko sarà squalificato. C’è da dire però che finora, nelle cinque volte in cui Schick ha giocato titolare, i risultati non sono stati brillanti. Pareggio a Verona col Chievo,vittoria interna col Cagliari, pareggio interno col Sassuolo, sconfitta interna col Milan e, in Coppa Italia, sconfitta interna col Torino. Di buon auspicio, comunque, c’è che proprio contro la squadra granata il centravanti ha segnato finora l’unico suo gol in maglia giallorossa, anche se inutile – perché la Roma è stata eliminata dalla Coppa – e solitario, perché in campionato, in 456 minuti giocati, non ha realizzato neppure una rete. Per dire, con un minutaggio analogo, nella scorsa Serie A aveva già messo a segno 4 gol, e le presenze da titolare erano state soltanto 2.

LUI E DZEKO – Per questo l’attuale leggerezza ad un certo punto deve diventare sostenibile. Il confronto col peso specifico che ha Dzeko nella Roma, infatti, è impressionante, se si pensa che per il bosniaco la prossima sarà l’unica partita saltata in stagione, visto che – anche quando è partito dalla panchina – poi è stato chiamato in campo lo stesso. Intendiamoci, tutti sanno come Schick ha avuto un inizio di avventura in giallorosso quanto meno difficile, con due infortuni muscolari che hanno rallentato il suo inserimento, peraltro già complicato. Le sue enormi doti, infatti, hanno fatto pensare al d.s. Monchi e ad Eusebio Di Francesco che potesse essere adattato facilmente sulla fascia destra. Il trapianto invece non è ancora realmente avvenuto, anche se qualche buon segnale di convivenza tra Schick e Dzeko c’è pure stato. Con l’esplosione di Undere il ritorno a disposizione di Defrel – che tra l’altro per venerdì avanza anche la sua candidatura a giocare centravanti visto che, preso da vice Dzeko, in pratica in quel ruolo non ha mia davvero giocato – il futuro di Schick sarà quello di centravanti. La Roma,infatti, ha ancora intenzione di puntare su di lui.

AMBIZIONI – Come sempre capita, ad accendere il corpo serve anche la mente, e così raccontano come Patrik si sia depresso per le critiche ricevute, soprattutto dopo che – nella partita di Torino contro la Juventus – ha sprecato nel finale l’occasione ghiotta per regalare una pareggio alla Roma che forse avrebbe cambiato il verso alla stagione. Ma Schick deve imparare a rendere sostenibile anche il passato, tenendo conto che, per il momento, i 13 gol della passata stagione al momento paiono un traguardo lontano, così come le ambizioni dichiarate in autunno: Roma trampolino di lancio per i grandi club europei. Un pronostico? Assai probabile, ma prima deve conquistare la Lupa.



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