Battere il Sassuolo era essenziale per la Roma che dopo la batosta di giovedì doveva ripartire. Importante per il morale, e per non perdere terreno dalla Juventus che dopo la sosta sarà impegnata a Napoli. La Roma gioca per la classifica: c’è il Napoli avanti di un punto da risorpassare e, soprattutto, c’è da onorare la nuova tabella scritta da Spalletti («Vinciamo le prossime quattro, cinque gare e, poi, vedremo cosa accade per lo scudetto…»). Il Sassuolo, invece, ha la testa libera e si vede, tanto che gli emiliani si divertono non appena intercettano il pallone e con Defrel, mettono la freccia: gelo e psicodramma: Roma vede le tenebre. I giallorossi sembrano colpiti dalla sindrome da accerchiamento e, ad ogni ripartenza, le gambe tremano: così, anche il più elementare dei passaggi diventa un caso. Ma, seppur senza logica, gli attacchi di Strootman e soci si trasformano in oro: Paredes indovina l’angolo inarrivabile per il bravo Consigli ed 1 a 1, Salah spinge Peluso dentro la porta e, dopo, fa lo stesso con il pallone ed è 2 a 1, verdetto ribaltato grazie alla svista di Di Bello.
La seconda parte della sfida viaggia in fotocopia con la prima: il Sassuolo spreca almeno due occasioni per il pareggio, la Roma è più chirurgica e Dzeko, appena entrato, mette il sigillo alla partita con il suo ventunesimo centro in campionato, il trentunesimo in stagione. Spalletti tira un sospiro di sollievo e si prepara al faccia a faccia con il patron Usa James Pallotta: fra i due c’è qualcosa da chiarire, o meglio, forse è Pallotta a volere chiarezza dal proprio allenatore, ultimamente meno decifrabile del solito sul proprio futuro.
(La Stampa)
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