Patrik Schick

(Il Tempo – A. Austini) La storia ribaltata che non fa più notizia e un bel paradosso. Ancora una volta, Roma-Milan si gioca a ruoli invertiti rispetto al passato: giallorossi davanti di nove punti in classifica e un solo successo rossonero negli ultimi 11 precedenti all’Olimpico. Eppure la squadra di Gattuso sbarca nella Capitale con più entusiasmo: merito della striscia positiva in campionato (5 vittorie e 2 pareggi nelle ultime sette) e delle speranze intatte di arrivare in fondo alle due coppe.

La Roma, invece, è tornata a immergersi nei suoi atavici pensieri dopo la rimonta subita in Ucraina, troppo uguale a tante sfide del recente passato per pensare che sia un caso. Detto che Monchi e il suo vice Vallone saranno da domani a giovedì a Boston per parlare con Pallotta un po’ di tutto quello che succede nell’area tecnica (tema saliente degli incontri un nuovo sistema tecnologico da introdurre per lo scouting), oggi Di Francescosi presenta all’ennesimo esame con una novità sostanziale. Dalle sue parole della vigilia e dalle prove in allenamento sembra infatti aver deciso di lanciare Schick dall’inizio al posto di Dzeko insieme al neo intoccabile Under e al confermato Perotti: sarebbe la prima panchina per il bosniaco tra campionato e Champions quest’anno, l’unica volta è successo in Coppa Italia col Torino, quando è entrato nel finale e ha sbagliato il rigore.

«Schick si è allenato con grande continuità – racconta l’allenatore – e potrebbe giocare dall’inizio. Lo abbiamo provato insieme a Dzeko e non abbiamo avuto risposte positive, stavolta è più facile che giochi uno dei due». L’altro cambio probabile è Pellegrini al posto di un De Rossi a corto di condizione, mentre in difesa Peres potrebbe far rifiatare Florenzi e Juan Jesus uno tra Fazio (diffidato al pari di De Rossi) e Manolas. Invece Nainggolansarà confermato: «I dati dicono che paradossalmente con lo Shakhtar ha fatto una delle sue migliori partite». Ma pure che ha toccato gli stessi palloni di Bruno Peres (28) e fatto meno passaggi di Alisson… Il modulo c’entra poco e «sono quasi felice – dice Di Francesco rivolto ai giornalisti – che questa cosa sia stata smentita: mi avete massacrato per farlo giocare trequartista». L’altra stoccatina del mister è per El Shaarawy, spedito in tribuna a Kharkiv e oggi in panchina: «Non l’ho visto al top della condizione sia fisica che mentale». Nessuna epurazione dei senatori, però, tantomeno urla contro i giocatori al ritorno dall’Ucraina. «Sono uscite cose non vere – chiarisce l’allenatore – con la squadra ho parlato solo venerdì. Ho detto loro che in Champions possiamo passare ancora il turno e ora dobbiamo ributtarci sul campionato. Basterebbero 70 minuti su 90 fatti bene».

Più che le gambe, il problema della Roma rimane da anni la testa. «Vogliamo costruire insieme una mentalità e passa attraverso tante cose: regole, progettazione, continuità». Discorsi condivisi un po’ da tutti gli allenatori, 14 contando due volte Spalletti, che si sono alternati sulla panchina romanista dopo l’addio di Capello nel 2004. «Vuol dire – riconosce Di Francesco – che c’è un problema, ma ero consapevole di trovare queste difficoltà e non mi piace tracciare bilanci prematuri». Intanto un bel peso ce l’avrà la gara di stasera in un Olimpico di nuovo pieno – 45mila spettatori attesi – anche grazie ai tanti milanisti presenti. Bisogna vincere per tornare davanti all’Inter.



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