Andrea Belotti

AS ROMA NEWS BETIS EUROPA LEAGUE – Serviva non perdere. E, pur in rimonta, trattenendo il fiato per una decisione passata per l’occhio incerto dell’arbitro greco Sidiropoulos e per fortuna modificata da quello cinico del Var, la Roma c’è riuscita, scrive Il Messaggero. Non era scontato viste le numerose defezioni (Dybala, Zaniolo, Karsdorp, Celik, Wijnaldum, più Kumbulla in tribuna per un fastidio alla coscia sinistra avvertito mercoledì), la spinta degli oltre 52mila del Villamarin e un Betis che giocava con una tranquillità che i giallorossi non potevano avere.

Perdere ieri, infatti, avrebbe significato probabilmente salutare la competizione, scenario che si è prefigurato nel primo tempo con il vantaggio di Canales. La reazione della Roma c’è stata e alla fine l’1-1 finale è giusto. Mourinho rimane così padrone del suo destino: vincere contro l’Helsinki e il Ludogorets gli regalerà il pass per lo spareggio nel playoff con una delle terze che scenderanno dalla Champions. Discorsi ad oggi futuribili con il secondo posto ancora in ballo.

Di certo c’è che il 3-5-2 schierato ieri con Abraham e Belotti per la prima volta insieme dal via, Pellegrini e Cristante mezzali e Matic vertice basso, è da rivedere. La Roma appare subito più equilibrata e non potrebbe essere altrimenti. L’uomo in più a centrocampo si vede e soprattutto si sente. Tra l’altro gli spagnoli, rispetto ad una settimana fa, privi dei due calciatori che con i loro inserimenti regalano profondità (Fekir e Luiz Henrique, quest’ultimo inizialmente in panchina), faticano a trovare spazi, dando l’idea con le loro trame di voler entrare con il pallone in porta.

Ne esce così fuori una prima mezz’ora senza sussulti dove la squadra di Mourinho mostra anche l’altra faccia dell’equilibrio (ri)trovato. Senza la qualità di Dybala e gli strappi di Zaniolo, la manovra torna ad essere compassata, piatta, senza grandi idee, con i due centravanti che si pestano i piedi. L’unico che prova a regalare un cambio di passo è Pellegrini ma l’asse con Spinazzola non decolla. Leo, che con i suoi spunti dovrebbe dare la superiorità numerica, non salta Ruibal una volta che sia una.

E così, siccome è un periodo dove soprattutto in Europa gira tutto abbastanza storto, basta un sinistro di Canales dai 25 metri, con deviazione decisiva di Ibañez, per spiazzare Rui Patricio e mettere in salita partita e qualificazione. Tutto però nasce da un erroraccio di Spinazzola che, come accaduto a Torino contro la Juventus, regala in fotocopia un pallone dalla fascia in mezzo, trovando scoperta la squadra che stava salendo. Il nazionale azzurro prova a rifarsi in pieno recupero. Ma arriva la conferma che le leggi di Murphy, nel loro assioma principale (“Se qualcosa può andare storto, lo farà”), ci avevano visto lungo. Il pallone calibrato dall’ex atalantino trova la testa di Belotti che pareggia. Il Gallo però è in leggerissimo fuorigioco.

Mou capisce che bisogna cambiare qualcosa: dentro Camara per lo spento Matic con Cristante che ora agisce da play e Pellegrini torna stabilmente trequartista nel 3-4-1-2. Il guineano si presenta subito con un disimpegno sbagliato non sfruttato da Canales ma sa farsi perdonare poco dopo, confezionando l’assist del pareggio per Belotti. Anche in questo caso azione che necessita l’intervento del Var. Mourinho esulta un minuto prima che l’arbitro convalidi la rete e non sbaglia: nel pallone filtrante di Abraham (più nel vivo del gioco nella ripresa anche se non tira mai in porta), Belotti la tocca e in quel momento Camara, in sospetto fuorigioco, è dietro la linea della palla.

A questo punto il cileno Pellegrini prova a spaventare la Roma con l’ingresso di due attaccanti titolari (Borja Iglesias e Luiz Henrique). Mou si copre (Bove per Belotti), il pareggio gli va bene. Il copione sembra già pronto: vincendo a Helsinki, lo Special non vede l’ora di trasformare l’Olimpico il 3 novembre, quando arriverà il Ludogorets, in un girone dantesco. Più o meno quanto fece lo scorso anno nel ritorno dei quarti con il Bodø/Glimt in Conference. Che sia di buon auspicio.



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