(Il Tempo – A. Austini) Quel vuoto sulla maglia assomiglia sempre più a una voragine. La Roma ha iniziato la quinta stagione consecutiva senza uno sponsor sulla maglia. Un paradosso che continua e una triste eccezione: in serie A quest’anno solo i giallorossi e la Sampdoria hanno le divise «immacolate». Pallotta è atteso nella Capitale la settimana prossima ma difficilmente porterà con sé novità sostanziali. L’ultimo contratto firmato dalla Roma risale a giugno 2010, quando la vecchia proprietà prolungò il rapporto con la Wind fino al 2013, per un compenso massimo di 6 milioni di euro più un altro milione in caso di qualificazione in Champions e vari bonus. Da allora nessuna azienda si è legata al club acquistato nel frattempo dagli americani, i migliori, in teoria, nello sfruttamento dei marchi sportivi. Eppure nessuno dei direttori commerciali sin qui scelti da Pallotta è riuscito a trovare un main sponsor disposto a spendere quanto la Roma chiede. Dal tedesco Christoph Winterling, passando dall’americano Sean Barror fino al francese Laurent Colette venuto dal Barcellona, ora tocca all’italiano Luca Danovaro guidare una missione che sembra diventata impossibile. Di errori ne sono stati commessi parecchi e tutti provengono dall’alto. Sbagliata la strategia iniziale – Pallotta voleva uno sponsor unico per maglietta e nome dello stadio – troppo alto il prezzo richiesto quando ha deciso, viste le lungaggini per la costruzione del nuovo impianto, di cercare intanto un marchio solo per le divise: la Roma chiedeva prima 20 milioni, adesso 15, sarebbe magari disposta a chiudere a 12-13 per eguagliare l’accordo ottenuto dal Milan con Emirates che è stato scelto come parametro di riferimento.
Ma nonostante la Roma degli ultimi anni sia una squadra superiore ai rossoneri sul campo, non lo è come appeal internazionale. Un termine di paragone più realistico potrebbe essere il Napoli, che ha però puntato su tre aziende locali che si dividono tutti gli spazi in vendita sulle maglie grazie alle regole recenti approvate dalla Lega: Lete, Garofalo e Kimbo portano un totale di circa 8 milioni all’anno da De Laurentiis. La Roma ne ha rifiutati 7.5 più bonus dalla Turkish Airlines che nel 2015 offriva un biennale. Moltiplicando i teorici mancati incassi per 5 anni, si arriva a quasi 40 milioni «bruciati» in virtù di una strategia che, per ora, non paga. Pallotta punta al colpo grosso e non vuole svendere lo spazio sulla maglia. Farlo adesso, d’altronde, non avrebbe più senso. Ma fino a quando non troverà un partner di spessore – il calcio italiano e il Paese in sé non aiutano di certo – rincorrerà da lontano la Juve di Agnelli. In attesa dei dati aggiornati, nel bilancio chiuso al 30 giugno 2016 i bianconeri hanno contato ricavi commerciali per 83,5 milioni mentre la Roma si è fermata 21,1. Anche per colpa di un accordo a ribasso con Nike che, col senno di poi, ha fatto infuriare lo stesso Pallotta.
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