In fondo, anche qui si tratta di follie. Diverse, meno da psicanalisi, più tecniche, ma sempre di follie parliamo. Perché una squadra come la Roma, squadra piena di campioni e soluzioni, non può andare in vantaggio di due gol e farsi rimontare dal Cagliari, che fa la sua porca figura ma è pur sempre una neopromossa e di soluzioni ne aveva davvero pochine, dato che ha 5 giocatori fuori per infortunio e l’ultimo ha dovuto sostituirlo nello spogliatoio di corsa, perché Ceppitelli si stira nel riscaldamento. Altro che squadra pronta a ripartire. Il contraccolpo Porto si è sentito, eccome. La partita in mano che sfugge via così, quasi senza che la Roma se ne accorga, perché il pari di Sau arriva al tramonto della sfida e ci sono pochi minuti per raddrizzarla, non è un bel segnale per il futuro. La Roma che si butta via per la seconda volta è tutta nelle mani tra i capelli di Florenzi nel suo ultimo disperato tentativo, di testa, di rimettere le cose a posto. Gode il Cagliari dell’ex Borriello che non perdona (quinto gol contro la Roma nelle ultime 4 sfide), gode il Cagliari dei vecchi marpioni (Bruno Alves) e dei baby di ottime speranze (Barella). Ha gli stessi punti dell’Inter solo che ha già incontrato una big a differenza di De Boer. Questi si che sono segnali positivi per il futuro.
I MOTIVI – Tra distrazioni e insicurezze, ne è uscita una bella partita. Le distrazioni sono tutte del Cagliari. Prende gol subito nel primo round per l’indecisione di Storari che non esce e l’intervento goffo di Isla che atterra El Shaarawy. Rigore firmato da Perotti. E subisce un gol lampo (55 secondi) a inizio secondo round. Ma il Cagliari ha sofferto davvero la Roma solo nei primi venti minuti, quando aveva un centrocampo troppo lontano dalla difesa e consentiva ai rivali di giocare il suo calco migliore: in velocità nelle ripartenze e negli spazi. Una volta accorciate le distanze ha sofferto molto meno e ha avuto le sue chance di pareggiare. Il solito Borriello nel finale ha colpito un palo con un delizioso tuffo di testa su invito di Di Gennaro. Quando speedy Strootman, il migliore della Roma, ha bucato Storari (non segnava in A dal 18 gennao 2014) su torre di Dzeko appena entrato, in pochi avrebbero scommesso sulla rimonta del Cagliari. Invece la banda Rastelli è stata brava a non demoralizzarsi, andare su col suo passo e trovare il gol dopo dieci minuti. Una squadra come la Roma a quel punto avrebbe dovuto far sentire la voce del padrone, invece ha avuto qualche occasione (mai clamorosa) ma ne ha concesse altrettante. E la rete di Sau invece è stata la voce della giustizia, perché il pari lo meritava, il Cagliari. Che la Roma sia malata lo si nota anche dai particolari: la settimana scorsa contro l’Udinese aveva fatto registrare il possesso palla più alto della prima giornata, 72%. Al Sant’Elia si è limitata a un 52,4.
DE ROSSI DEGRADATO – Spalletti ha capito di non avere una squadra in salute ma ha contribuito alla confusione e soprattutto a dare poche certezze. Ha degradato De Rossi, senza fascia di capitano (data a Florenzi e nemmeno al vice, Strootman), e questo ci stava dopo la follia di Champions, tanto che l’azzurro ha accettato la punizione senza fiatare. È partito col tridente senza centravanti, e anche qui ci stava. Ma nell’intervallo ha cambiato idea e ha inserito Dzeko sull’1-0 togliendo un buon El Shaarawy. La mossa meno azzeccata però è stata quella di passare alla difesa a tre inserendo il centrale Fazio e togliendo Perotti. Eravamo solo al 20’ della ripresa e il Cagliari stava spingendo, vero. Ma aggiungere un difensore in quel frangente significava dare un segnale di insicurezza alla squadra. Guarda caso il Cagliari ne ha approfittato. Con una zuccata di Sau, il più piccolo del circo pensa tu, in mezzo ai tre centraloni. Roma ha fatto la stupida anche ieri sera.
(Gazzetta dello Sport – F. Bianchi)
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