Kostas Manolas

Kostas Manolas è il sesto giocatore greco della storia della Roma. E’ arrivato due anni fa ed è diventato subito uno dei leader della squadra. A volte anche scomodo, capace di arrivare allo scontro con i compagni, o di dire la sua con Spalletti. Manolas da ragazzino faceva atletica su un’isola della Grecia e correva i cento metri in undici secondi, i suoi allenatori gli dicevano di continuare, ma a lui piaceva il pallone. Contro l’Inter aveva segnato il gol vittoria, contro il Napoli ha eretto un muro davanti alla porta di Szczesny. Già, il Muro. I tifosi giallorossi chiamavano così Walter Samuel. Ecco, forse dai tempi dell’argentino la Roma non ha avuto un difensore così forte, con una forte personalità come Manolas. Perchè Chivu aveva qualcosa in più dal punto di vista tecnico, ma concedeva anche qualcosa agli avversari. Perché Benatia è rimasto troppo poco per lasciare un’impronta. Manolas è il tipo che in campo si trasforma e quando non è impegnato con il calcio gli piace stare a casa con la famiglia. Non ama gli eccessi, non ostenta mai la sua condizione di essere calciatore. E’ uno che si fa sentire in campo, ma anche nello spogliatoio, uno che accende la sfida, cerca di caricare i compagni, dice di non farsi mai intimorire dagli avversari. E’ un tipo focoso. Allo Juventus Stadium lasciò il campo dopo una sconfitta immeritata della Roma facendo un gesto irriverente ai tifosi bianconeri e sabato quando la partita del San Paolo era già finita ha dribblato alcuni avversari e ha tirato nella porta incustodita, esultando davanti ai tifosi napoletani. Ghoulam gli si è avvicinato per dirgli che non era il caso di farlo e Salah ha portato via il difensore per stemperare la tensione.

UOMINI DURI – Manolas è così, si accende anche in campo. Spalletti si fida molto di lui, ci scherza, ha saputo prenderlo per il verso giusto. L’allenatore lo stima molto dal punto di vista tecnico, lo considera il responsabile della difesa, se deve dire qualcosa si rivolge a lui. Spalletti vuole che i difensori siano aggressivi nella linea, chiede sempre che non abbassino il baricentro. Vuole una linea più aggressiva, alta, per mantenere la squadra corta. L’allenatore insiste spesso su questo. In campo si sgola, come a Napoli. Ma Manolas a volte preferisce stare qualche metro più dietro, anche quando Spalletti lo invita a salire. A Napoli il tecnico gli chiedeva anche di stare un po’ più largo, quando Florenzi veniva avanti. Il rapporto con Spalletti è tra uomini duri. A volte Manolas gli risponde, con una gestualità spiccata e senza pensarci troppo, perché se uno è il leader della difesa sa scegliere come stare in campo.

UN LEADER – Nel secondo tempo contro il Napoli ha avuto un brutto scontro con un avversario. Manolas aveva chiesto il cambio, ma Spalletti doveva già affrontare il problema di Juan Jesus affaticato. In panchina erano preoccupati, ma di solito non gli credono tanto, il greco di fronte agli infortuni è portato ad alzare il braccio. Non ama rilasciare interviste e la società cerca di gestirlo nella comunicazione. Spalletti continua a lavorare molto sui meccanismi difensivi, lì dietro la Roma deve migliorare ancore. E quando recupererà Rüdiger sarà lui a fare coppia con Manolas. Insieme lo scorso anno riuscirono a raggiungere un’ottima intesa. Il greco è più tranquillo riguardo il suo futuro. Aveva ricevuto garanzie sull’adeguamento del contratto da Sabatini, adesso che il direttore sportivo è andato via la società è intenzionata comunque ad accontentarlo. La soluzione prevede ricchi premi a rendimento e Manolas se li è meritati sul campo.

(Corriere dello Sport – G. D’Ubaldo)



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