Lorenzo Pellegrini

ULTIME NOTIZIE AS ROMA UDINESE – La Roma stavolta, il (corto) muso lo stava per sbattere. E anche di brutto. Stava per arrivare una sconfitta dolorosa, mentre quasi a sorpresa appare come per incanto un pari che, allunga a otto partite la serie positiva in campionato, serve a poco ma almeno salva, in parte, la faccia. Perché se c’è una cosa storta che resta della trasferta di Udine, è la prestazione stanca, non all’altezza della Roma, o di quel che dovrebbe essere, e di Mourinho, per quel che è stato e per quello che è ancora, scrive Il Messaggero.

La Juve comunque è scappata e il quarto posto è storia vecchia, l’Atalanta resta a pari punti e con una partita da recuperare, la Lazio già stasera può andare avanti, in attesa del derby, che suona quasi come una finale per un posto in Europa League. Che sempre meglio della Conference è e quella la Roma dovrà conquistare e difendere. Quello di Udine è un pareggio come se ne sono visti tanti quest’anno, raggiunti più con l’anima che con la testa, come con il Sassuolo, come con il Verona, figlio di una prestazione con poco fuoco e figlia della stanchezza olandese accesa solo nel finale, ormai pure questo è un marchio di fabbrica, da Pellegrini su calcio di rigore.

Il tutto quando ormai erano saltate le marcature e le logiche tattiche, quando in campo c’erano più punte che spettatori e quando il caos la faceva da padrone. E’ mancatao Micki, questo sì. Nel caos la Roma si trova a suo agio: mischia, fallo di mano di Zeegelaar, rigore, gol di Pellegrini. Come a La Spezia (rete di Abraham), ma lì arrivarono i tre punti. La vicinanza del derby (ma prima c’è il ritorno con il Vitesse) e la stanchezza possono essere elementi per spiegare la prestazione, non per giustificarla a fondo. La Roma ha fallito l’occasione per stare ancora agganciata veramente al treno nobile della Champions e lo ha fatto con prestazioni modeste dei suoi uomini migliori.

Abraham non si è mai visto, se non per un pallone accartocciatosi tra i piedi in area di rigore avversaria (Batistuta e Montella restano ancora avanti come reti da stranieri alla prima stagione in Italia, ora c’è il derby per sperare nel record), Zaniolo, forse con il peso della diffida addosso (ma l’ammonizione per lui non arriva), appariva e scompariva con un coniglio dal cilindro, mai incisivo, mai tosto come sa essere quando gli gira la luna, meglio nella ripresa però.

E Pellegrini pure, altro diffidato, sempre fuori dal centro del gioco e in più anche sfortunato per l’assist involontario a Molina, l’eroe della Dacia Arena, lui firmerà la vittoria. Ma è proprio Lorenzo poi che, torna protagonista con il rigore, si rifà in parte dalla serataccia e pure lui il giallo non lo becca. Il derby lo giocherà, stavolta.

I pericoli per la Roma arrivano subito da Deulofeu o da chi passa dalle parti del povero Zalewski (Molina e Pereyra), spaesato perché spesso è uno contro due (o tre) e fatica a fermare il mare con le mani. Ma il problema non è solo la fascia sinistra della Roma, è proprio l’insieme che non funziona come dovrebbe.

Si rivede più o meno il faticoso primo tempo sul campo di patate di Arnhem, con la differenza che qui alla Dacia Arena c’è scappato il gol avversario e la Roma, la rete, l’ha fallita dopo un contropiede con duetto Abraham-Zaniolo-Abraham. Molina fa centro su azione da fermo, sfruttando un rinvio di Pellegrini. L’Udinese rischia di bissare con un’altra botta dalla distanza, di Makengo, ma Rui Patricio stavolta viene graziato dall’incrocio dei pali.

Insomma, se in Olanda la fortuna è stata segnare il gol a fine primo tempo dopo aver subito tanto, qui è stata non aver incassato il raddoppio. Un’occasione che la Roma avrebbe potuto sfruttare nella ripresa, ribaltando il risultato ma lo farà, come detto, solo in parte. È più l’Udinese ad avvicinarsi al raddoppio che non la Roma a segnare subito il pareggio, è bravo Rui Patricio in un paio di occasioni. Mou le prova tutte, da subito.

A inizio ripresa toglie Oliveira, passeggiatore di metà campo, e inserisce El Shaarawy, per dare più ampiezza alla fase offensiva. La Roma passa a tre punte (c’è ElSha e non Oliveira) e dopo una ventina di minuti, lo Special ricambia tutto: la rincorsa è affidata a Felix, Shomurodov e Zaniolo, poi entrerà anche Perez, appunto per creare quel caos da cui scaturisce l’azione del rigore, l’ultima mischia, protagonista Shomurodov. Ma domenica ci vuole ben altro. È una finale.



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