La Roma sconfitta e furiosa: il Sassuolo passa all’Olimpico 4-3

AS ROMA NEWS SASSUOLO – Il pomeriggio del “tutti con Mourinho” con accenno di pañolada è diventato del “tutti contro Fabbri“. Sì, l’arbitro di Ravenna la fa grossa – e stavolta non incassa la reprimenda diretta di Mou, squalificato e in silenzio stampa dopo la nota vicenda Serra – ma la Roma si perde facilmente tra gli scatti e la qualità del Sassuolo, che confermato di vivere un momento d’oro, scrive Il Messaggero.

Lo scivolone è fragoroso, la Roma perde per l’ennesima volta – è successo anche a Cremona – l’occasione per fare un salto in avanti e per godersi la classifica dall’alto verso il basso. La sconfitta (3-4) non le consente di scavalcare la Lazio, e domenica c’è il derby, e tanto meno di agganciare l’Inter, che riesce a stupire in peggio.

La rabbia supera la ragione, perché la Roma non è stata quella ammirata con Juve e Real Sociedad, e quel che resta nella mente è l’errore di Fabbri, grossolano come quello di Kumbulla, che in pochi giorni passa da eroe per il gol in Europa a protagonista perdente, per il calcione a Berardi, per il conseguente rigore concesso al Sassuolo e per aver lasciato la Roma in dieci. L’albanese è colpevole ma l’azzurro è in concorso di colpa: Marash reagisce al calcio di Berardi, che Fabbri nelle immagini visionate al Var non vede, o lo ritiene ininfluente, non punibile o (quale delle due versioni sia peggio, è difficile stabilirlo) e invece di espellere entrambi senza concedere il rigore, manda a casa (per citare Serra) solo il difensore della Roma. Mou, nascosto in una sala vicino lo spogliatoio e non in panchina, impreca.

Il rigore di Berardi porta il Sassuolo sul tre a uno e interrompe la rimonta (o il tentativo) della Roma. Sì, i giallorossi erano sotto di due reti dopo quei dieci minuti iniziali in cui sembrava filare tutto liscio, nonostante José avesse rinunciato a due suoi big come Mancini e Dybala (oltre alle assenze di Pellegrini, Solbakken, Belotti e Llorente infortunati più Cristante squalificato). ElSha sfiora il gol, Wijnaldum pure e tutto sembra scontato, invece di scontata c’è solo la reazione del Sassuolo, che passa due volte con Lauriente, il quale devasta Ibañez (schierato occasionalmente a destra) e buca Rui Patricio con due colpi sporchi da breve distanza.

Se la situazione a destra non è delle migliori, quella a sinistra per certi versi è anche peggio: Berardi è in grande spolvero e mette in crisi sia Spinazzola sia Kumbulla, che poi si vendicherà con quel calcio sciocco ma la sua è una vittoria di Pirro. Spina meglio quando sale e da lui arriva il cross buono per Zalewski, anche lui con un tiro sporco beffa Consigli: primo gol con la maglia della Roma, magra consolazione alla fine. Un gol in stile Atalanta: cross del terzino, rete dell’altro terzino. La Roma è lì, la partita riapre la serranda, ma poi nello spogliatoio si va di nuovo con il doppio vantaggio del Sassuolo per quel rigore contestato.

La rabbia acceca i giocatori, ma Mou resta lucido e comanda i cambi della salvezza: dentro Dybala e Karsdorp, che va a fare il terzo di difesa. Paulo tira fuori la solita magia e spinge ancora l’altalena del risultato: colpo di sinistro su scarico di ElSha e Consigli vola invano. Il Sassuolo non si arrende davanti al ritrovato entusiasmo della Roma, che ha le idee ma non le gambe: la stanchezza si sente e si sentirà anche giovedì a San Sebastian e domenica con la Lazio. Spinge e si scopre, la squadra di Dionisi colpisce e rischia di segnare con Frattesi e poi col solito Berardi.

La rete che uccide di nuovo i giallorossi porta la firma di Pinamonti (come all’andata), che raccoglie una palla tagliata di Lauriente, il quale approfitta di un errore di Camara, entrato nel frattempo al posto di un esausto Matic. Camara, acquistato per sostituire Wijnaldum senza mai di fatto rimpiazzarlo, ora gioca al suo fianco. E’ di Gini la rete nel finale, quella del tre a quattro. Zero punti, questo resta. La Roma si danna, ma è sempre lì, in piena corsa. E sa che domenica servirà un’altra squadra, non solo un altro arbitro.

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