No, la Roma non ha fatto la stupida ieri sera. Doveva battere il Palermo per avvicinarsi alla Juve e tenere il passo del Milan al secondo posto, fatto. Doveva dimostrare di saper mantenere la concentrazione alta una volta raggiunto il vantaggio, fatto in parte anche questo, ad eccezione di una pausa di qualche minuto sul 2-0 e del gol (sfortunato) concesso a dieci dalla fine ai siciliani. Doveva gestire le forze di un gruppo spompato dagli impegni ravvicinati e falcidiato dagli infortuni: Spalletti c’ e riuscito, risparmiando un tempo a Florenzi e testando i progressi di Strootman sul campo. Il vero esame alle ambizioni da scudetto dei giallorossi quello di mercoledì in casa del Sassuolo, ma intanto i novanta minuti di ieri cancellano la rabbia accumulata per quel finale da schiaffi in Europa League.
In campionato la continuità è intatta: terza vittoria di fila, miglior attacco confermato con ventitre reti, delle quali diciassette all’Olimpico tornato a essere un fortino inespugnabile come lo è da sempre lo Juventus Stadium per i bianconeri. Quanto ai singoli, la conferma più importante arriva da Dzeko, che allunga in testa alla classifica cannonieri della serie A con l’ottavo sigillo, uno dei più belli segnati da quando romanista, dopo aver mostrato le cose migliori da rifinitore. Un attaccante completo, rigenerato, che in due mesi ha già realizzato il numero di gol con cui aveva chiuso il campionato scorso.
Primo tempo da sbadigli, in un Olimpico che ha sprecato tutto il fiato dei pochi presenti (25mila) per applaudire Cerezo e le vecchie glorie della Hall of Fame nel prepartita. Spalletti manda in campo una difesa d’ emergenza, con Emerson che debutta inizialmente a destra al posto di Florenzi non al meglio, poi a sinistra e sfodera la sua miglior prestazione in giallorosso. La Roma non alza i ritmi, convinta che il gol possa arrivare da se. Sarebbe successo in avvio, se El Shaarawy non avesse mancato la porta da due passi. Il Palermo arroccato da De Zerbi in un 3-4-2-1 non arriva quasi mai nell’ area giallorossa e vive gli unici sussulti grazie agli errori d’impostazione di Manolas e Juan Jesus, che devono rimediare entrambi con due falli da ammonizione. Dall’altra parte Dzeko si diverte a innescare la velocità di Salah e proprio su questo asse nasce il vantaggio, con Posavec beffato sotto le gambe dall’ egiziano, al sesto gol stagionale, il quarto nelle ultime cinque gare casalinghe. Un lampo nel nulla o quasi. E superato lo spavento della punizione di Diamanti si va all’intervallo con la sensazione che giallorossi abbiano offerto solo il minimo sindacale.
La ripresa inizia con Florenzi dentro al posto di Juan Jesus ed Emerson spostato a sinistra. Il raddoppio e un regalo di Posavec, che trasforma una punizione cross di Paredes nel primo gol dell’ argentino all’Olimpico. Partita in ghiaccio? Ovviamente no, perche la solita Roma «facilona» rischia di prenderlo subito, ma Szczesny si oppone prima a Diamanti e poi, alla grande, su Andelkovic. I pericoli finiscono, la squadra di Spalletti stavolta riesce a gestire il pallone in discreta scioltezza, un contributo lo da anche Strootman entrando al posto di un Nainggolan in apparente ripresa. II tris nasce da un bel pallone «imbucato» da Florenzi per Dzeko che stoppa e la piazza all’angolino. C’e spazio anche per qualche minuto di Totti, invocato dalla folla, solo che mentre si prepara a entrare il capitano arriva il gol guastafeste di Quaison, con deviazione decisiva di Manolas. Ci sarebbe il tempo per complicarsi la vita, ma la Roma decide si ributta subito in avanti a capofitto. La chiude El Shaarawy e ora si preparano i bagagli: tre trasferte in fila, Sassuolo, Empoli e Vienna, per sognare in campionato e qualificarsi in Europa.
(Il Tempo – A. Austini)
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