Una leggenda metropolitana dice che, in questa stagione, la Roma giochi bene e la Juve male. In classifica, però, i bianconeri stanno a +7. Un’altra leggenda metropolitana dice che Gasperini funzioni solo in provincia. L’Atalanta, però, ha conquistato 22 dei 24 punti disponibili nelle ultime 8 gare giocando anche contro Napoli, Inter e Roma. Tre teoriche big. È stata una partita ad alta intensità, che la Roma poteva chiudere nel primo tempo e che l’Atalanta ha dominato nella ripresa. I cambi di Spalletti non sono stati incisivi. Colpa dell’allenatore ma anche di chi, ha costruito una squadra con evidenti buchi strutturali. I bergamaschi paradossalmente avevano più risorse.
Lo scudetto resta un’illusione e il secondo posto un obiettivo da rincorrere disperatamente, per motivi di bilancio, ma con un calendario difficile. Nel primo tempo Gasperini ha cercato una contromossa agli inserimenti in zona gol della Roma: Zukanovic finto esterno di centrocampo per marcare a uomo Salah. Tattica poco riuscita, perché l’egiziano si è procurato un rigore (mani di Toloi, solo ammonito) e si è presentato due volte da solo davanti a Berisha, liberato da Nainggolan. Salah ha sbagliato e la Roma, più tardi, ha pagato caro. Nella ripresa è cambiato tutto. Gasperini ha tolto un difensore (Masiello) e inserito D’Alessandro.
La Roma è crollata, fisicamente e tatticamente. Il pari è stato un po’ casuale, ma non il dominio imposto da Kessie. Al 90’ Paredes ha concesso un rigore evitabilissimo su Gomez. Un simbolo: era stato uno dei cambi di Spalletti. Una sconfitta, è arrivata anche dagli spalti. Per la prima volta in stagione l’esodo dei tifosi romanisti (quasi duemila) è stato macchiato dal lancio di «bomboni» durante la partita e da incidenti con le forze dell’ordine a fine gara. Sarà più difficile, adesso, chiedere di allentare le misure che hanno trasformato l’Olimpico in un deserto.
(Corriere della Sera – G. Piacentini)
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