AS ROMA NEWS MOURINHO – La bacheca di trofei vinti da José Mourinho (26) è seconda solo alle frasi iconiche che ha pronunciato nella sua lunga carriera, dall’autodefinizione di «Special One» alla presentazione all’Inter con «Non sono un pirla».
Le ultime della collezione, made in Roma, sono i «banditi» che Mou aveva in altre squadre e che in giallorosso non ritrova e «la torta della nonna» che fa sentire rilassati i suoi calciatori solo quando sono dentro l’Olimpico, scrive il Corriere della Sera.
I numeri delle trasferte giallorosse nel 2023, in effetti, sono chiarissimi e lasciano poco spazio all’umorismo. Partite giocate: 24. Vinte: 4. Pareggiate: 9. Perse: 11 (compresi due derby). Le vittorie sono venute contro: Spezia 0-2, 22 gennaio; Torino 0-1, 8 aprile; Sheriff Tiraspol 1-2 in Europa League, 21 settembre; Cagliari 1-4, 8 ottobre. Non è un curriculum di cui vantarsi.
In alcune occasioni, dopo trasferte particolarmente fallite, Mourinho ha fatto fuoco e fiamme. Dopo l’1-6 contro il Bodo Glimt, ad esempio, ha messo in atto una «purga staliniana» con calciatori che non si sono visti mai più, come Villar, Reynolds, Darboe, Diawara e Mayoral. A Ginevra, dopo l’1-1 contro il Servette, la reazione dello Special One è sembrata un po’ più contenuta: «Non sono Guardiola, che può cambiare tutti i giocatori che vuole». La stoccata ai giocatori «superficiali», però, è arrivata lo stesso: «Nessuno busserà più alla mia porta per chiedere se lo faccio giocare di più».
I risultati sono quelli che sono. Le spiegazioni, invece, possono essere diverse. Gli estimatori di Mourinho, cioè la stragrande maggioranza, pensano a mancanze strutturali nella costruzione della squadra e a mancanza di carattere in molti degli interpreti. È quello che Mourinho ha sintetizzato con l’assenza di «banditi» nel gruppo. Quei giocatori capaci di reggere ogni pressione. Di più: godevano quasi nel trovarsi in situazioni infuocate per tirare fuori il massimo.
In questa Roma, al di là delle doti tecniche, solo Rui Patricio, Mancini e Cristante possono entrare nel club dei banditi di Mou. Bove, sulla nave pirata, per ora sarebbe un mozzo con possibilità di carriera. Non è un bandito Lukaku, che per esempio dopo il rigore sbagliato contro il Lecce era «uscito» dalla partita fino al colpo finale. Non lo è Dybala, leader tecnico ma non emozionale. Poteva esserlo Pellegrini, ma i continui infortuni lo hanno relegato a un ruolo minore.
Mou conosce i limiti economici che la Roma ha accettato con il Financial Fair Play. Lo dimostrano gli ultimi mercati, fatti soprattutto di prestiti e con l’obbligo di vendere per finanziare gli acquisti. Una richiesta, però, è già stata recapitata a Tiago Pinto. Vista la situazione di Smalling – finito anche lui sul taccuino nero per le infinite assenze – serve un difensore centrale. C’è da gestire anche la partenza di Matic, che aiutava tantissimo la fase difensiva, e perciò servirebbe anche un centrocampista centrale. Il nome che chiuderebbe il cerchio è quello di Eric Dier, 29 anni, del Tottenham. Può coprire due ruoli, in questa Premier ha giocato solo 147 minuti.
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