La domenica della famiglia Florenzi nel giorno dell’addio di Francesco Totti: Alessandro in campo, in lacrime durante il discorso di addio, mentre in tribuna la moglie Ilenia provava a insegnare alla figlia Penelope in braccio il coro «c’è solo un capitano». Gli altri giorni della sua settimana sono spesso uguali: riabilitazione full time sul ginocchio sinistro rioperato, riposo a casa e qualche impegno con gli sponsor. Ieri, però, la giornata è stata più movimentata del solito: mentre a Trigoria Luciano Spalletti dava l’addio alla Roma, Florenzi ha prima ricevuto il premio Ussi (premio Limone) al Circolo Canottieri Aniene, poi è tornato per un’oretta indietro nel tempo, arrivando a Villa Stuart per dare conforto a Emerson Palmieri, che nel giorno delle lacrime di Totti ne ha versate altre, anche lui per colpa del legamento crociato.
NOSTALGIA – Non gioca una partita dal 26 ottobre (proprio contro il Sassuolo di Di Francesco), la nostalgia gliela leggi negli occhi. Ma ora c’è la razionalità, dopo il secondo infortunio di febbraio: «Sto molto meglio, non voglio dire quando tornerò in campo: in ritiro lavorerò da solo, poi spero per agosto di poter lavorare con la squadra». Dove non ci sarà più Totti: «Si conosce prima l’uomo e poi il calciatore. È stato il modo migliore per salutare il giocatore italiano più forte, è stata una festa, ma quasi un lutto». Lo stesso termine che Florenzi aveva usato un mese fa, e se lo ha ripetuto, è perché per lui davvero è morto qualcosa. «Io il suo erede? In parte sì, in parte no. Perché c’è anche Daniele De Rossi che reincarna tutto quello che è stato Francesco».
CIAO LUCIANO – Né Totti, né Spalletti: «Lascia un grande ricordo e tanti punti fatti, speriamo che il nuovo allenatore dia tanto entusiasmo a città e squadra, e dovremo essere bravi noi giocatori a remare dalla stessa parte. Il suo bilancio è comunque positivo, lo ringrazio per quello che ha fatto per la Roma». A vedere dall’affetto che gli dimostrano all’Aniene, qualcosa per la Roma l’ha fatta anche lui, nonostante la sua stagione sia finita a ottobre e neanche ricominciata tre mesi fa, quando la fine del tunnel sembrava vicinissima. Ripartirà a settembre: «Questo è solo un piccolo ostacolo che sto superando con la determinazione che mi ha dato madre natura. Il destino ha deciso così». Ripartirà da una nuova Roma, da un nuovo allenatore e chissà, da un nuovo ruolo: «Il rimpianto di non aver vinto quest’anno e non aver portato a casa un trofeo è grande, ma penso che siamo una buona squadra». Che cambierà sul mercato, ma un rinforzo ce l’ha già in casa.
(Gazzetta dello Sport – M. Calabresi)
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