Rassegna stampa
Lady Dzeko: “Preparavo il trasloco, ma adesso Edin vuole vincere con la Roma”

Capelli bellissimi. Lunghi, castani, leggermente più chiari all’attaccatura. Ci tiene molto, li ha tagliati solo un paio di anni fa per creare delle parrucche per i malati di cancro. Adesso li sta facendo ricrescere e li taglierà di nuovo, per aiutare chi soffre: «È un nostro dovere», spiega. E quando le viene chiesto se sarebbe disposta a tagliare i capelli anche per un eventuale scudetto della Roma risponde: «L’ho fatto e lo farò per qualcosa che mi sta molto a cuore, ma per lo scudetto sicuramente festeggerei tantissimo». Cuore è la parola chiave di tutto: si chiama così l’associazione con cui Amra Dseko collabora in Bosnia («Cuore per i bambini») e c’è sempre il cuore di mezzo quando racconta il momento in cui suo marito Edin l’ha chiamata per dirle che sì «aveva rinnovato con la Roma e saremmo rimasti qui, a casa nostra» ricorda, commuovendosi. «Saranno gli ormoni» sussurra. È incinta, aspetta la quarta figlia, dopo Sofja (16 anni), Una (4 anni) e Dani (2). Il nome non c’è ancora, nascerà a Roma.
Quante volte le hanno chiesto quanto sia stata determinante nella scelta di restare?
«Tante. Io amo Roma, è casa, i tifosi sono straordinari e da nessun’altra parte sono stata così. Ma la scelta di restare è tutta di mio marito».
Lei dice che Dzeko è molto competitivo: gli pesa, a lui che ha vinto ovunque, ma niente con la Roma, dove ha giocato di più e segnato di più?
«Ma lui spera di vincere anche con la Roma, è rimasto per questo, lo speriamo tutti. Non ama perdere».
Lei parla poco di calcio, ma le venne la voglia specie nel primo anno qui, Edin veniva criticato o messo in panca?
«Non è stato semplice, ma non abbiamo mai pensato di mollare, perché lui è un guerriero. Però non entrerei mai in questioni calcistiche».
Il rapporto con Fonseca?
«Sì, straordinario, ma anche con tutti gli altri. Mio marito è così, un gran professionista».
L’anno scorso si diceva che avevate iscritto i bambini a scuola a Milano e il trasloco era pronto: era davvero così?
«Mai sentita, non è vero. Il trasloco anche non era pronto, però sì, ci stavo pensando al fatto che avrei dovuto fare gli scatoloni. Poi, a metà agosto, ero a Sarajevo e dovevo fare un red carpet. Quando Edin mi ha chiamato per dirmi che saremmo rimasti mi tremavano le gambe, emozione unica».
Nella vostra vita anche tanta solidarietà: dall’Unicef alle borse di studio fino alle case famiglia.
«Noi siamo semplici ragazzi di Sarajevo che hanno avuto tanto dalla vita ed è quindi un dovere, oltre che un piacere, aiutare gli altri. È stato un orgoglio vedere anche la Roma, con Roma Cares, in prima fila in questi mesi. Siamo una famiglia, un gran gruppo».
Di cui Dzeko è capitano.
«Ma la fascia non cambia molto, lui si sentiva amato prima come adesso. Ha un rapporto speciale con i compagni. Restare qui a fine carriera? Abbiamo il sogno di tornare a Sarajevo. Ma Roma resterà Roma, anche se ci fossimo trasferiti».
A Roma la parola capitano è legata a Totti, che qualche anno fa veniva messo in contrapposizione con suo marito.
«Assolutamente no, Francesco è straordinario, io l’ho conosciuto poco, a Edin sarebbe piaciuto giocarci di più».
Da modella, non ha mai pensato che andare a Milano, le avrebbe aperto più porte?
«La mia agenzia me lo aveva consigliato, ma io ho lavorato anni a Los Angeles, va benissimo così, anche stando a Roma ho il mio lavoro».
Come avete vissuto questi mesi?
«Una fortuna la casa con giardino. Ci manca la famiglia, non vedo mamma da febbraio (si emoziona, ndr ), ma ci siamo goduti i bambini, giocato».
Per chi ha vissuto la guerra forse è più semplice.
«La mia era una famiglia allegra, festeggiavamo i compleanni, sempre. È un argomento che ho messo da parte, anche se mi danno fastidio i fuochi d’artificio. Non ne ho paura, ma ripenso alle bombe».
Suo marito ha finito di vedere tutte le gare di Bundesliga?
«Sì, le ha viste tutte. Volevamo andare al parco, ma mi ha detto: “Ok andiamo, ma alle sei a casa, non voglio perdere un minuto”».
(Gazzetta dello Sport)
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