(Il Messaggero – U. Trani) La Roma sfrutta il calendario e accelera in Campania. Più che il 4 a 0 contro il Benevento in crisi, è però significativo l’atteggiamento dei giallorossi. Solidi come squadra e concentrati individualmente. Il piano perfetto per centrare il secondo successo di fila in questo campionato e il nono consecutivo in trasferta (nuovo record giallorosso). Il lavoro di Di Francesco, tattico e psicologico, è evidente: Dzeko, già 5 gol in questo torneo, realizza un’altra doppietta dopo quella contro il Verona (e prende un palo e una traversa) e Alisson, 4 partite su 5 senza prendere reti, ancora deve fare una parata dopo gli straordinari fatti nel match contro l’Atletico. L’equilibrio è il segreto della Roma. E permette a Di Francesco, in un periodo di impegni ravvicinati, di insistere con il turnover e sicuramente fa bene. Il Verona sabato e a seguire il Benevento sono state le avversarie giuste per far salire e scendere dalla giostra i suoi interpreti. L’alternanza dà forza al gruppo e al tempo stesso alla rosa. Soprattutto consente al tecnico di valutare i nuovi, di svezzare i giovani e far riposare i senatori. Il travaso, insomma, riesce per il secondo match di fila. Con la regola del 5, cioè cambiando sia all’Olimpico che al Vigorito, come previsto, mezza squadra. Sono ancora cinque gli innesti anche in questa trasferta inedita in Campania: debutta Gonalons e rientrano Peres, Jesus, Strootman e Perotti. La manita è servita proprio davanti a Baroni che in piena emergenza deve rinunciare ai tre ex giallorossi Antei, Ciciretti e D’Alessandro e passare al 4-4-1-1. Che presto, cioè dopo il gol di Dzeko a metà a tempo, preferisce rivedere, scegliendo il più prudente 4-5-1. C’è comunque poco da fare. La Roma, senza essere presuntuosa, si prende subito l’iniziativa per non rischiare di fare un viaggio a vuoto e per mettere in fretta il risultato in cassaforte. Dzeko colpisce ancora due volte e sempre una rete per tempo come contro il Verona. La prima, per il vantaggio della Roma, nuovamente su assist di Kolarov che lo mette davanti alla porta vuota, l’altra, per il tris giallorosso e il bis personale, piazzando il sinistro sul palo scoperto di Belec. Segna il centravanti, lavora la squadra. Perché la partecipazione è totale: a sinistra l’azione dell’1 a 0 parte da Strootman; a destra, invece, quella per il raddoppio, con l’autogol di Lucioni su cross di Peres, sboccia da Gonalons che calibra ogni passaggio e svetta nella verticalizzazione; Perotti, finito a destra dopo l’intervallo quando entra El Shaarawy per Under, conquista palla, scaricando subito su Dzeko che va a timbrare per la quinta volta in quattro gare del torneo; Kolarov, determinando l’autorete di Venuti, apre e chiude il match.
PORTA BLINDATA – Pellegrini, invece, è l’immagine della svolta. Comanda nel pressing. E garantisce quel dinamismo di cui ha bisogno il gruppo. L’unico che fa cilecca è Under, fuori dal coro per un pomeriggio, anche se poi El Shaarawy riesce quasi a farlo rimpiangere, non entrando in partita. Di Francesco, convinto del suo metodo, anche a Benevento estende il turnover alla partita: entrano pure Gerson per Pellegrini e Florenzi, alto a destra, per Perotti. Dietro, invece, non tocca la linea a quattro. Al centro, per far riposare Manolas, giocano Fazio e Juan Jesus, compatibili grazie all’organizzazione del nuovo tecnico. Cambiano gli attori, non la recita. La Roma, per la quarta volta in cinque gare stagionali, non prende gol. Va bene così.
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