Il decennio del terzo scudetto della storia romanista, è caratterizzato dall’acquisto di Gabriel Omar Batistuta. Dopo due anni di Zeman, con relative battaglie al sistema, Franco Sensi decide di cambiare rotta, ingaggiando nell’estate del ’99, Fabio Capello. Il cambiamento è radicale, una mossa precisa e diretta a cambiare il vento. Così l’estate dello scudetto della Lazio (2000), con l’ex tecnico in panchina, il presidente giallorosso decide di cambiare la storia ingaggiando il centravanti della Fiorentina. Settanta miliardi di lire, cifra record all’epoca, un sacrifico enorme nelle settimane in cui il club veniva quotato in borsa. Il giocatore sottoscrisse un contratto a dodici miliardi a stagione, con un unico obiettivo: vincere lo scudetto.

E scudetto fu, nell’estate del 2001, al termine di un’annata da protagonisti, con la conquista del tricolore arrivata all’ultima giornata in casa contro il Parma. Sono gli anni dello splendore di Francesco Totti, prima campione d’Italia, poi, cinque anni dopo, del mondo, con la nazionale di Lippi. Il capitano della Roma vince anche una coppa Italia e una Supercoppa italiana con Spalletti in panchina, nel 2007. Anno della scarpa d’oro. È quindi sicuramente il decennio più vincente per il numero dieci, che riesce a riprendersi in fretta dopo la rottura della caviglia nel febbraio del 2006.

A quattro mesi dal Mondiale poi vinto. Sensi costruisce la Roma dello scudetto e poi ne paga le conseguenze, costretto a vendere piano piano i pezzi pregiati messi insieme. Nell’estate del 2004 Capello si trasferisce alla Juventus in maniera imprevedibile e le condizioni di salute del presidente peggiorano. Subentra gradualmente la figlia Rosella, in un primo momento come amministratore delegato. Il grande amore per Batistuta va ad esaurirsi in fretta, e l’attaccante viene ceduto all’Inter nel gennaio del 2003. Dopo Capello, nell’estate del 2004, arriva Prandelli, ma, per colpa delle gravi condizioni di salute della moglie, il tecnico è costretto a lasciare prima che inizi il campionato.

Il calvario comincia con Voeller, seguito da Delneri, infine Bruno Conti, tutti cambiati in una sola stagione, fino a trovar pace con l’arrivo di Spalletti dall’Udinese (estate 2005). È anche il decennio dell’illusione Cassano, arrivato nell’estate del 2001 come un piccolo campione e andato al Real Madrid nel dicembre dell’arrivo di Spalletti (2005) come un peso deleterio per lo spogliatoio. Insieme a Totti, il talento barese avrebbe potuto rappresentare la Roma per molti anni, perdendosi però dietro a presunzione e un carattere ingestibile. La Roma conquista uno scudetto, una coppa Italia e due Supercoppe italiane, per dieci anni a un livello altissimo, come poche altre volte nella sua storia. È l’era di Franco Sensi e della figlia Rosella, parentesi che verrà ricordata come una delle più luminose negli almanacchi giallorossi.

(La Repubblica – F. Ferrazza)



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