Non se ne va soltanto un direttore sportivo. Se ne va un metodo di lavoro, che oggi lascerà spazio a un’altra Roma. La notizia attesa da mesi è diventata ufficiale: Walter Sabatini ha rescisso il contratto che sarebbe scaduto il 30 giugno, lasciando la poltrona al fidato vice Frederic Massara, convinto a provare l’avventura da titolare di cattedra con un contratto triennale rinnovato giusto pochi giorni fa.

AUGURI – L’annuncio è arrivato nel tardo pomeriggio, dopo quasi due settimane di riserbo sull’argomento. A Torino, subito dopo la partita, Sabatini aveva detto «Presto parlerò di me…», alludendo al commiato imminente. James Pallotta ha scritto un messaggio di saluto per trasmettere un senso di leggerezza («Vorrei ringraziare Walter per quello che ha fatto per la Roma e per la sua dedizione nei confronti del nostro club. Vorrei anche ringraziarlo per tutto quello che ho imparato da lui. Smetti di fumare per favore!») ma si è trovato praticamente costretto ad accettare le dimissioni, che Sabatini aveva già presentato a febbraio. Su impulso del presidente, il rapporto era continuato fino al mercato estivo per rimandare il trauma. I

MOTIVI – Per capire le ragioni del divorzio, che è «consensuale» e che verrà illustrato oggi in una conferenza stampa, bisogna conoscere il carattere di Sabatini, che di recente ha svelato: «Se Franco Baldini non avesse lasciato la Roma, l’avrei lasciata io». Ecco: è perfettamente coerente che Pallotta abbia richiamato Baldini, sia pure con un ruolo di consulente esterno e a debita distanza fisica da Trigoria, preparando l’uscita di Sabatini. Non perché i due si detestino, anzi. Si stimano profondamente. Ma le posizioni e le traiettorie, se messe a disposizione della stessa società, non potevano convergere. Sabatini si è sentito già scavalcato a gennaio, quando Pallotta ha deciso di esonerare Rudi Garcia: nei suoi progetti, Garcia sarebbe rimasto fino a giugno per poi essere sostituito da un allenatore “forte”, alla Antonio Conte. Ma Pallotta voleva cambiare e così la Roma – probabilmente già ispirata da Baldini – si è rivolta a Spalletti. I rapporti tra Sabatini, già stanco per le cinque annate senza trofei, si erano dunque guastati irrimediabilmente già in inverno. L’addio era solo una questione di tempi e di modi.

IL FUTURO – Ma la nomina di Massara è definitiva? Da Trigoria giurano che non esista un periodo di prova: Massara è stato investito dell’incarico e lavorerà in una struttura che comprende anche i collaboratori Balzaretti, Fioranelli e Vallone. Con Alex Zecca, referente di Pallotta, sullo sfondo. Resta inteso che la Roma, a mente fredda, potrebbe rafforzare la direzione sportiva con un supervisore, tipo Ariedo Braida. Oppure Marcello Carli, ds dell’Empoli vicino a Spalletti. Ma non adesso, non qui. Ora tocca a Frederic detto Ricky Massara, giudicato molto competente. Madrelingua francese, grazie alla madre, parla fluentemente anche inglese, spagnolo e tedesco. Raccontano sappia creare un ottimo feeling con i calciatori, anche se non ama le luci della ribalta. Torinese, classe ‘68, da giocatore era un’ala affidabile che seppe assaggiare la Serie A con il Pescara di Galeone. Ritiratosi nel 2003, ha prima tentato la carriera di allenatore, come vice di Benevento, Pescara e Martina, poi ha stabilito un rapporto con Sabatini che l’ha chiamato a Palermo nel 2008. Dal 2 maggio 2011 ha preso il diploma di direttore sportivo con il massimo dei voti: 110 decimi. A Trigoria dovrà dimostrare anche di saper guidare.

(Corriere della Sera – R. Maida)



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