Skomina e Alessandro Florenzi

(Leggo – R. Buffoni) Il designatore arbitrale Pierluigi Collina dovrebbe arrendersi e uscire con le mani alzate. Quanto visto in tutta questa edizione di coppe europee ai danni delle italiane tutte, dal Milan all’Atalanta, dalla Lazio alla Juve e naturalmente alla Roma, sarebbe troppo se ci fosse una Federcalcio in grado di farsi rispettare in sede Uefa. Ieri il signor Skomina e i suoi cinque collaboratori, tutti sloveni, sono stati assolutamente insufficienti. Un rigore nettissimo non dato alla Roma sul 2-2 per una vera e propria parata di Arnold su El Shaarawy, ma ancor prima un altro penalty evidente di Karius su Dzeko non sanzionato per il fuorigioco, molto ma molto dubbio, sbandierato dal guardalinee. Errori che nel nostro campionato il Var avrebbe al 99 per cento corretto (la certezza abbiamo visto non esistere nemmeno con il replay a bordo campo). Ma Ceferin, presidente Uefa, ha detto che no, il Var nelle coppe ancora non si può. E allora soltanto nelle due semifinali di ritorno si sono viste due parate di terzini (Marcelo del solito Real e ieri Arnold) che nel 2018 minano la credibilità del torneo più prestigioso del mondo. Il presidente della Juventus e dell’Eca (la Lega dei club europei) Agnelli, dopo Real-Juve, andata com’è andata, ha preso la parola per chiedere, senza mai nominarlo, la testa dell’ex arbitro viareggino, una volta il migliore fischietto del mondo. La sensazione è che questa partita sia soltanto all’inizio ma che l’Italia la stia già ampiamente perdendo.



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