Luciano Spalletti

La Juventus è lontana. Non soltanto in classifica, ma come programmazione e società. Parola di Spalletti: «Mi sembra che quest’anno abbiano fatto vedere di trovarsi sempre dove avevano programmato di essere. Senza mai intoppi, ritardi… È difficile identificare qualcosa per stare al loro passo. In alcuni momenti, si sono addirittura permessi di gestire alcune situazioni. Per il momento la distanza c’è, ma la Roma ha lavorato nella maniera giusta. Non c’è riuscita, probabilmente per colpa dell’allenatore che ha perso qualche partita di troppo. C’è da dare seguito a questo modo di lavorare anche se non ti permetterà di arrivare a quel livello lì. Al di là dei soldi, che non considero di primaria importanza». Chissà se gli investimenti di Suning possano fargli cambiare idea. Conte (al quale Lucio fa i complimenti per il successo in Premier: «È la sua vittoria, non della scuola italiana») rimane una chimera per l’Inter che potrebbe virare proprio su di lui: «Tornare a lavorare con Sabatini? Ho avuto dei punti di vista contrari, ma su tante cose eravamo d’accordo. Rimane un dirigente importante, per cui se ci fosse la possibilità, perché non farlo?».

PAROLE E VOCABOLARI Dopo aver sfruttato al meglio l’assist sul futuro concede il bis con il politico Salvini: «Le sue parole? Meno male che è contro di me, sarebbe stato un problema il contrario – replica Lucio sbirciando gli appunti – Io vorrei avere dallamia parte uno come Marc Tarabella (politico belga che ha definito Salvini ‘fannullone’ nel 2014, ndc)». Il discorso scivola su Totti e ancora una volta il tecnico inizia un discorso dal quale fa poi fatica ad uscire: «Lo stadio esaurito per la sua ultima partita? Mi fa piacere, se poi volete alludere ad altro, non so…Se volete, però, possiamo prendere il dizionario e andiamo a cercare alcune parole. Alla voce allenatore, c’è scritto ‘quello che allena e che può scegliere la formazione per la vittoria’. A capitano, invece, ‘colui che indica il comportamento ai compagni da avere dentro lo spogliatoio’. Non sono io a dirlo, è il dizionario della lingua italiana». Lo prendiamo alla lettera. E così, sfogliando il vocabolario lo sguardo cade sulla parola ‘rispetto’: «Sentimento che induce a riconoscere il ruolo, la dignità e il decoro di persone o di cose e fa astenere dal recare loro offesa». Ricordando il «poverino, lui viene al campo e ce la mette tutta ma quando l’ho messo dentro col Villareal non abbiamo toccato palla» del post San Siro – al netto dell’impiego o meno – forse il vocabolario poteva essere consultato prima. Monchi, invece, va già oltre: giovedì ha ricevuto l’agente Riso a Trigoria e ha ripreso a trattare Gomez dell’Atalanta e Baselli del Torino. Il Papu conferma: «Vorrei giocare in una big».

(Il Messaggero – S. Carina)



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