Eusebio Di Francesco

(La Repubblica – M. Pinci) Dall’incubo di una nuova Manchester, alla speranza in 300 secondi. Il fantasma del 7- 1 è uno spettro che si materializza sul volto di De Rossi, l’unico reduce da quella notte di undici anni fa all’Old Trafford. Poi qualcosa è cambiato, e in quei 5 minuti è successo che Liverpool si sia allontanata dalla vicina Manchester per assomigliare alla recente Barcellona: un altro tre a zero, come quello della notte magica del 10 aprile scorso, e sarebbe Kiev. Follia lucida, anche se ad alimentare la speranza, forse persino più del rigore di Perotti ha pesato il ritorno alla vecchia difesa a quattro. Rinnegato la formula Barça, quella dei tre centrali su cui era nata l’impresa. Se c’è uno sconfitto, nella notte di Anfield, più del confuso Manolas o del timidissimo Jesus, questo è la scelta iniziale di Di Francesco. Lo ha capito lui stesso, rimangiandosela. Fuori un difensore, dentro Perotti, che in fondo era l’uomo dei sogni, quello che un anno fa aveva portato la Roma in Champions e che a dicembre le ha regalato gli ottavi. Riadattato nel modulo che forse la squadra conosce meglio, una via di mezzo tra il 4- 3- 3 di inizio anno e un 4- 2- 3- 1 “ vintage”. E poi il sacrificio di De Rossi, troppo statico per la ferocia Reds, per un Gonalons versione Lione. Abbastanza per trasformare il terrore di iscrivere un’altra tappa nella marcia della vergogna iniziata a Manchester nel 2007, ma passata pure per il Bayern (1-7 All’Olimpico nel 2014) e Barcellona (6-1 al Camp Nou nel 2015). Dopo aver rianimato una qualificazione in coma, Di Francesco spera: « Bisogna crederci, nel calcio tutto può accadere nulla è impossibile, lo abbiamo già dimostrato col Barcellona. Sicuramente sarà una partita differente ma lo spirito e il desiderio di ribaltarla c’è e non mi piace che cominciamo a fare processi ora. Questa squadra ha raggiunto qualcosa di importante, non ha avuto per 50 minuti un impatto buono ma noi l’avevamo preparata bene » . Un modo per respingere le accuse alla difesa a tre: «Il sistema di gioco diventa relativo se si perdono tanti duelli e contrasti e non riusciamo a fare un passaggio semplice a cinque metri. Nel finale abbia dato forza di reagire, ben venga in vista del ritorno, ci dobbiamo credere e avere lo stesso atteggiamento avuto oggi… scusate, non oggi… in generale » . Anche Fazio vuole crederci: « Siamo giocatori, siamo guerrieri, lotteremo fino all’ultimo secondo. Non è ancora tutto perso. Combatteremo come abbiamo dimostrato di saper fare per arrivare fin qua».



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