NOTIZIE AS ROMA STADIO – «Pijamose Roma», si potrebbe dire con una sola parola e con una sola parola avrebbe detto qualcun altro, in un altro tempo e in un altro secolo. Ma la sostanza, a ben vedere, non cambia. In un formidabile contrappasso che, in 288 pagine di ordinanza, consegna la coda della storia del nuovo stadio della Roma da “opera della Rinascita” a disperante metafora del declino di una città e di chi la amministra, a faccenda penale in cui 16 sono gli indagati e 9 gli arrestati ( per reati che vanno dall’associazione a delinquere, alla corruzione, al traffico di influenze), la notizia non sono né il progetto dello stadio in quanto tale, né l’As Roma ( entrambe indenni sotto il profilo delle contestazioni penali). Ma il loro infetto contesto. La catastrofe dell’esperienza politica del Movimento Cinque Stelle, del suo sindaco Virginia Raggi, del suo “ mister Wolf”, l’avvocato e neo presidente della municipalizzata Acea Luca Lanzalone ( ai domiciliari), dei suoi “ uomini nuovi” come il capogruppo in consiglio comunale Paolo Ferrara o la “pasionaria” Roberta Lombardi. Volenterosi e spregiudicati interpreti — a stare alle carte — di un “ Sistema” da cui avevano promesso di voler emancipare la “ buona politica” e cui, al contrario, si erano genuflessi. Un “ Sistema” che aveva quale perno e architetto il costruttore Luca Parnasi (proprietario dei terreni su cui lo stadio dovrebbe essere edificato e della società, la Eurnova, incaricata dalla As Roma di predisporre i progetti di fattibilità ed esecutivi). E il cui epitaffio porta la firma di un giudice per le indagini preliminari ( Maria Paola Tomaselli) e di un Procuratore aggiunto della Repubblica (Paolo Ielo). «L’indagine — scrivono — ha consentito di individuare un Sistema riconducibile a Luca Parnasi, che ha fatto del metodo corruttivo verso esponenti istituzionali un significativo asset d’impresa. Un flusso costante di relazioni che, in una sorta di crescendo rossiniano, definisce un modello di corruzione sistemica, caratterizzata da un’opzione criminale insensibile ai mutamenti politici ed istituzionali».

Lo stile anni ‘80 – Il costruttore romano Luca Parnasi è un uomo spregiudicato. E Il nuovo stadio della Roma è il suo terno al lotto. Ha acquisito i terreni di Tor di Valle su cui verrà edificato a 42 milioni di euro. E — svela l’indagine — non appena incassato il si definitivo del Comune alla variante di piano urbanistico, si prepara a cederli, insieme al progetto esecutivo approvato, alla “Dea Capital real estate sgr”, importante società di gestione del risparmio, per 200 milioni. Che diventerà così il nuovo soggetto interlocutore della As Roma. Lavora alla vecchia maniera Parnasi. Come racconta, intercettato, il suo Giulio Mangosi, lo spicciafaccende di “Eurnova” incaricato di tenere i rapporti con la politica: «Parnasi è abituato a questo metodo… Lui purtroppo è rimasto troppo anni ’ 80. È abituato solo così ». E del resto, lui, Parnasi, ignaro di essere ascoltato da una cimice, non ne fa mistero con i suoi collaboratori nel gennaio di quest’anno, alla vigilia delle elezioni politiche e amministrative: «Con voi posso parlare con franchezza. Io spenderò qualche soldo sulle elezioni, perché ci giochiamo una fetta di credibilità per il futuro. Ed è un investimento che devo fare. Molto moderato rispetto a quello che facevo in passato, quando ho speso cifre che manco te lo racconto».

Lo stadio del Milan – A volte fa la figura del peracottaro. Come quando spedisce a Milano il buon Giulio Mangosi per avvicinare l’assessore del Pd Pierfrancesco Maran che potrebbe tornare utile quando si tratterà di costruire il nuovo stadio del Milan. «Gli abbiamo proposto una casa — spiega Mangosi intercettato — Ci ha risposto: “Qui non usa”». A volte però, diciamo pure spesso, gli va bene. Anche a Milano, dove ha allungato in passato 250 mila euro di finanziamenti in nero ( « due sostegni » ) ad un’associazione, “ Più voci”, che fa capo alla Lega di Matteo Salvini ( ieri lesto, da ministro dell’Interno, a definire Parnasi « persona per bene » ) e su cui si è messo a ficcare il naso Stefano Vergine de “ l’Espresso”. Al punto che tocca ancora a Mingosi « salire dagli amici di Milano » e trafficare con Andrea Manzoni, commercialista che, nel 2016, dichiara un «reddito percepito dalla Lega Nord » , per aggiustare la faccenda. «Una giustificazione contabile retrodatata con cui sia possibile sostenere che i 250 mila erano per Radio Padania». Una balla, perché, come lo stesso Parnasi racconta a Luigi Bisignani (c’è anche lui in veste di confidente e consigliori di Parnasi nel paesaggio del Sistema) «quei soldi servivano non solo a valorizzare la Lega, ma Stefano Parisi ( candidato del centro- destra alle comunali vinte da Sala ndr.) e tutto il centrodestra. E sono stati un veicolo per accreditarmi a Milano in maniera importante. Avevo 38 anni e chi cazzo mi conosceva…».

Gli “assoldati” – Già. Sa come prendere gli uomini, Luca Parnasi. « Organizziamo un paio di cose emozionali», consiglia ai suoi. Mette, soprattutto, mano al portafogli. E così, quando si tratta di aggiustare la grana del vincolo posto dalla Sopraintendenza di Roma sulle tribune del vecchio Ippodromo di Tor di Valle che rischiano di bloccare sine die l’avanzamento del progetto dello stadio, liquida con 54 mila euro Claudio Santini, capo segreteria del ministro dei beni culturali Franceschini, per la mediazione che gli consente di avvicinare e risolvere la faccenda con il soprintendente Francesco Prosperetti. Finanzia con 25 mila euro la campagna elettorale che lo eleggerà consigliere regionale per il Pdl Adriano Palozzi che mendica e si mette a disposizione ( « Vado a fare quello che ci è utile » ). Promette all’ex assessore regionale Pd Civita, in un avvilente incontro da “Doney” in via Veneto in cui Civita si presenta con il cappello in mano, di assumergli da qualche parte il figlio («È l’uomo di Zingaretti » , gongola). Accontenta con qualche migliaio di euro il funzionario del Comune, l’ingegner Daniele Leoni. Blandisce Paolo Ferrara, capogruppo consiliare Cinque Stelle, mettendo insieme « a pezzi e bocconi » e gratuitamente un progetto di restyling del lungomare di Ostia che deve servire «a tenere buoni gli Spada » e tranquillizzare il Movimento che ha visto smottare a favore della destra di CasaPound quella sua roccaforte e può usare quel progetto come promessa e prova di impegno. Fa balenare al consigliere 5S senza arte né parte di quello stesso Municipio, un lavoro all’altezza, magari alla AsRoma. Soprattutto, annotano i magistrati, « per guadagnarsi definitivamente i favori del mondo Cinque Stelle, avvia un’attività di promozione in favore del candidato 5 Stelle Roberta Lombardi alla Regione, rafforzando così i suoi legami con lo stesso Paolo Ferrara e Marcello De Vito, che gli hanno avanzato la richiesta».

L’uomo dell’Acea – E tuttavia, il capolavoro di Parnasi si compie con Luca Lanzalone, « il mr Wolf » , così lo chiama, spedito da Genova a Roma quando il Movimento decide di « liberarsi di quel matto di Paolo Berdini » ( assessore all’urbanistica) e fare inversione a U sulla realizzazione dello stadio. Lanzalone è un uomo di Luigi Di Maio. È il commissario cui la diligente Virginia Raggi — come lo stesso Berdini racconterà a verbale in Procura — affida l’incarico di «svolgere di fatto le funzioni dell’assessore per la questione stadio » . «L’uomo che l’ha risolto lo stadio». E che quindi ricompensa con la presidenza della Acea (a oltre duecentomila euro l’anno). I due — Lanzalone e Parnasi — si intendono al volo. Centomila euro a titolo di strapagate consulenze a professionisti del suo studio, convincono Lanzalone a battezzare Parnasi come l’uomo su cui i Cinque Stelle possono scommettere e immaginare la “ nuova Roma”. Quella di cui un entusiasta lo stesso Parnasi («Ho il mondo Cinque stelle in mano » ) discetta in un pranzo a casa del costruttore Salini ( che con i 5 Stelle non riesce a toccare palla), in cui è ospite anche Bisignani. « Possiamo capitalizzare il super rapporto con i 5 Stelle», dice Parnasi. Appalti per la manutenzione delle strade in cambio di investimenti nel real estate. Interventi di riqualificazione della ex Fiera e dello stadio Flaminio in un filotto di “ nuovi stadi”. Per il volley, il basket, il rugby. « Pijiamose Roma » , avrebbe detto qualcun altro, in un altro tempo. Ma la sostanza, a ben vedere, non cambia.

(La Repubblica – C. Bonini)



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