Il rigore contro l’Australia al Mondiali del 2006, lo scavetto in semifinale all’Europeo del 2000, eccetera eccetera. Molti ti celebreranno per le tue prodezze, le hanno viste tutti. Io, però, ho visto ciò che la televisione non ha trasmesso e ciò che i giornali non hanno raccontato, perché non eri ancora Totti. Eri soltanto Francesco, il ragazzo di 15 anni che ho conosciuto a Coverciano, dove fummo convocati entrambi nella nazionale Under 16. Ero sbalordito dal tuo talento: «O io non sono bravo come credo – pensai – o questo è un mostro».
La tua storia e la mia carriera, poi, dimostrarono che era giusta la seconda ipotesi: eri e sei rimasto un mostro, ma con le sembianze umane, perché ciò che faceva impressione era la tua naturalezza nel compiere gesti tecnici straordinari. Come un pittore che per provare colori e pennelli disegna la Monnalisa, magari anche sovrappensiero. E questo, oltre che sbalordire, faceva sorridere, perché espresso con la contagiosa vitalità e spontaneità che ti hanno sempre accompagnato e che ho trovato in alcuni tra i più bei ricordi dei miei anni nel calcio. A Stoccarda, ad esempio, ti ricordi? Con la Nazionale di Trapattoni vincemmo 1-0 contro la Germania. Io ero titolare. Tu neanche a dirlo. Confezionasti un assist vincente per Vieri chiudendo un triangolo aperto da Del Piero e quell’azione racchiude l’essenza delle tue capacità: capitalizzi al massimo il lavoro dei compagni, valorizzandolo in un solo semplice e straordinario tocco di altruismo sportivo che porge ad altri un regalo da spingere in porta, per un successo personale, oltre che collettivo, che a te non serve, perché tu sei in quello di tutti. Di chi gioca con te, di chi gioca contro di te. Tu rendi migliori anche gli avversari. Lo so perché ci siamo trovati tante volte di fronte. Per competere con uno fuori dal comune, bisogna avere qualcosa fuori dal comune e ciò spinge chi ti affronta a trovare forza e capacità che forse non sospetta di avere.
Insomma, sei un po’ come la primavera: metti a proprio agio tutti e tutti stanno bene. Si scoprono e tirano fuori il meglio. Domenica, però, la primavera se ne andrà. Farà ovunque un po’ più freddo e tutti saranno un po’ meno bravi. Ma chi ti ha conosciuto, la primavera la porta nel cuore. E per te inizierà una nuova stagione. Forse passerai per qualche temporale estivo, momenti di tristezza di cui nessuno saprà niente eccetto te. E sarà proprio in quei momenti che crescerai ancora di più come uomo, facendo fiorire un altro talento, quel grande valore umano che porti dentro e che farà ancora tanto bene agli altri. Ciao Francé, grazie per la tua primavera, grazie del tuo sole. Grazie di tutto.
(Gazzetta dello Sport – N. Legrottaglie)
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