AS ROMA NEWS SPINAZZOLA LEMPAINEN – Il semaforo verde clinico è un green pass tecnico. La Roma ritrova Leonardo Spinazzola. Non subito, come ha chiarito Mourinho, ma presto. Per conoscere meglio le condizioni del giocatore il Corriere dello Sport ha intervistato Lasse Lempainen, il chirurgo che lo operò a luglio dal tendine d’Achille e che lo ha visitato nei giorni scorsi nella clinica di Turku, in Finlandia.
Professore, come è andato il controllo?
«Molto bene. Tutti i test hanno dato indicazioni positive: stabilità, resistenza, velocità. Ci tengo a questo proposito a ringraziare il lavoro svolto dallo staff della Roma. La collaborazione è stata eccellente. E non era scontato».
Scontato è chiederle: quando torna in campo?
«Non spetta a me stabilirlo. Ma credo proprio che lo rivedrete entro la fine di questa stagione. Adesso può cominciare ad allenarsi con la squadra per trovare la migliore condizione atletica. Magari non giocherà da subito novanta minuti: normalmente si comincia per gradi, 10-15 minuti per partita».
Il quesito più importante è, però, forse un altro: Spinazzola tornerà come prima?
«Ci siamo impegnati tanto per questo. Anzi, sono convinto che possa tornare anche meglio di prima».
In che senso?
«Nel nostro percorso, che come sapete è stato lungo e accurato, abbiamo studiato ogni elemento del corpo per prevenire altri tipi di infortuni. Ad esempio, quelli di natura muscolare. Naturalmente, resteremo in contatto con la Roma per uno scambio di informazioni costante e per seguire l’evoluzione della carriera di Leonardo».
E’ vero che a un certo punto ha rischiato di doverlo operare una seconda volta?
«Non mi risulta. Ma ne ho sentite tante…».
Spinazzola sembra aver ritrovato ottimismo, dopo tanto buio.
«Questo è determinante. Dopo un incidente così grave per un atleta, solo il giusto approccio mentale consente di recuperare al massimo. Però, non bisogna avere fretta perché la rottura del tendine d’Achille nel suo caso è stata totale, non parziale».
Lei è considerato il mago dei tendini. Quante persone hanno lavorato con lei per “riparare” Spinazzola?
«Quattro fisioterapisti e il mio staff medico. Ma l’elemento che ritengo decisivo nella medicina è la collaborazione tra tutte le componenti: è stato bello vedere a Turku tre delegati della Roma. C’era il dottor Costa con i fisioterapisti Bertolone e Cari. Quanto a me, è fondamentale la ricerca medica su scala internazionale. E’ uno dei modi per migliorarsi».
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