Ignazio Marino

L’attacco al nuovo stadio della Roma, almeno nella versione rimodellata dalla giunta Raggi, è pesante. Ieri, infatti, a sparare a zero è stato l’ex sindaco Ignazio Marino. “Io e il professor Caudo (assessore all’Urbanistica, ndr ) non accettammo di votare l’interesse pubblico – dice a Radio Radio – fin quando a New York chiedemmo a Pallotta di inserire circa 300 milioni di euro di investimenti privati per opere pubbliche, cioè una metro, il raddoppio della Roma-Lido, un altro ponte per le automobili. Tutto questo avrebbe potuto portare allo stadio almeno il 70% degli spettatori via ferro. Rimango sbigottito perché dopo il nostro allontanamento viene rifatto il progetto e detto ai privati: «Non vi preoccupate, quei 300 milioni non ci servono più e anzi ce li mette lo Stato, e quindi i cittadini italiani», invece di avere un’opera che sarebbe rimasta nella storia dell’architettura della città: le tre torri di Libeskind. Cancellare quel progetto è stato un insulto pesante ai romani”. La conclusione per Marino pare scontata: “Se venisse realizzato in questo modo, credo che i costruttori ne sarebbero soddisfatti”. 

(Gazzetta dello Sport)



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