Joel Glazer

ULTIME NOTIZIE AS ROMA MANCHESTER UNITED GLAZER – Per capire la filosofia e la cultura imprenditoriale della famiglia statunitense Glazer, dal 2005 proprietaria del Manchester United, bisogna frugare nella biografia del fondatore del gruppo, Malcolm, nato nel 1928 e morto nel 2014, scrive La Gazzetta dello Sport.

Origini lituane, Malcolm iniziò a lavorare a 8 anni nell’officina di ricambi per orologi del padre. Quando il padre scomparve, il figlio, quindicenne, subentrò nella gestione dell’azienda: iniziò a vendere gli orologi porta a porta. «La morte di mio padre fu una tragedia, ma mi fece uomo».

La concessione di una compagnia di riparazione per orologi, la Sampson Air Force, fu il primo mattone del futuro impero. Nell’ordine: nel 1956 l’avvio dell’attività immobiliare, nel 1963 l’acquisizione della National Bank of Savannaw, nel 1973 la prima delle 5 strutture sanitarie, nel 1976 tre stazioni tv. Nel 1984 nasce la holding First Allied Corporation ed è negli anni Ottanta che il gruppo Glazer diviene azionista di maggioranza della Harley Davidson.

Nello stesso decennio, lo sbarco in un nuovo settore: il controllo della Zapata Corporation, compagnia petrolifera e di gas fondata da George HW Bush. A metà anni Novanta la First Allied Corp opera in 9 settori strategici: ristorazione, alimentari, comunicazione, sanitari, banche, immobili, gas e petrolio, internet, azioni e obbligazioni.

La divisione numero dieci, quella che aprirà muove frontiere, è lo sport. I Glazer scelgono il football americano: rilevano i Tampa Bay Buccaneers. Con quest’operazione, arriveranno i trionfi in due Superbowl e si cementerà il rapporto con la Florida, dove la famiglia risiede e dove vengono finanziate associazioni di solidarietà. Malcolm, la moglie Linda e i 6 figli frequentano la sinagoga di Palm Beach, dove si segue l’ebraismo ortodosso moderno, tentativo di conciliare i valori religiosi tradizionali con il mondo attuale.

L’acquisto del Manchester United nel 2005 proietta i Glazer in Europa. Malcolm affida la gestione del club ai sei figli: Avram (1960), Kevin (1963), Bryan (1964), Joel (1967), Darcie (1970) e Edward (1971). I più coinvolti sono Avram e soprattutto Joel, destinato alla morte del padre a diventare il front man della famiglia.

Il rapporto Glazer-Manchester nasce però male e la scorsa settimana, nel ciclone Superlega, la protesta dei tifosi è tornata in prima pagina. Lo zoccolo duro del popolo United ha sempre rifiutato l’approccio della famiglia, fondato sul business. È mancata l’empatia dal primo istante e la scelta di Malcolm di non mettere mai piedi all’Old Trafford è una di quelle decisioni che i tifosi inglesi non possono né accettare, né comprendere. Joel è sullo stesso solco. Silenzio e inaccessibilità totali, tranne un’intervista nel 2005 e la lettera di scuse dopo il pasticcio Superlega.

La gestione sportiva, dopo l’addio di Alex Ferguson, non si può considerare un successo, ma sul piano economico, grazie a una gestione basata sul franchising e sulla penetrazione in altri settori, i risultati sono positivi. Il marchio United è stato abbinato a compagnie aeree, aziende automobilistiche, orologi, pneumatici. Sui social i Red Devils vantano cifre impressionanti: 25,2 milioni su Twitter, 73,1 mln su Facebook, 40,2 mln su Instagram.

Nella classifica Forbes 2021, lo United è sceso dal podio, scivolando al 4° posto, ma il prestigio è inalterato, sebbene il giorno dopo il ritiro dalla Superlega siano stati bruciati alla Borsa di New York quasi 200 milioni di euro. Lo United, pur con un debito superiore ai 450 mln, resta un buon business. Il problema è che i tifosi non ragionano solo con il denaro. In Inghilterra servono empatia, successi e passione. E qui i Glazer hanno il bilancio in rosso.



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