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Lite e parole grosse tra Dan Friedkin e Mourinho: così si è chiuso un rapporto compromesso da Budapest

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AS ROMA NEWS MOURINHO FRIEDKIN – Un appuntamento mattutino a Trigoria. E il messaggio: «Vieni nel mio ufficio». Dan Friedkin ha pensato tutta la notte alla soluzione della crisi, poi ha deciso: game over. Era sbarcato apposta lunedì sera a Roma, convinto a voltare pagina, e non ha perso tempo, comunicando a José Mourinho l’esonero poco dopo le 8, alla presenza del figlio Ryan che aveva ispirato il cambio, scrive il Corriere dello Sport.

L’allenatore non l’ha presa affatto bene: sono volate parole grosse in inglese, in un rimpallo di responsabilità tipico delle separazioni turbolente. Il presidente ha rimproverato a Mourinho certe mancanze, Mourinho ha risposto per le rime ricordando una serie di promesse non rispettate. Poi, intorno alle 9,30, la Roma ha pubblicato il comunicato che sanciva la fine: ci dispiace ma serviva «un cambiamento immediato». Avanti un altro, l’unico uomo sulla faccia della terra che potesse placare (in parte) la delusione dei tifosi per la detronizzazione dell’idolo: Daniele De Rossi, uscito da Trigoria da capitano ripudiato nel 2019 e rientrato meno di cinque anni dopo da salvatore della maglia.

Chi pensa che Mourinho paghi i pessimi risultati della squadra, scivolata al nono posto in classifica ed eliminata dalla Coppa Italia dopo un deprimente derby, sottovaluta tremendamente i rapporti interni. La verità è che Mourinho ha perso la Roma per sempre a Budapest, dentro a una finale sfortunata e polemica, che ha provocato una reazione scomposta contro l’arbitro Taylor e una pretesa rumorosa verso i Friedkin («Merito di più, non voglio più essere lasciato solo»). Da quel momento la sequela di provocazioni estive sul mercato non soddisfacente, compresa la foto nel ritiro di Albufeira con il vuoto del centravanti assente, unita alle valutazioni severe sul valore dell’organico, ha allargato il fossato ideologico tra le parti.

Il resto è stato un lungo e logorante percorso verso l’addio, che si sarebbe potuto consumare anche prima: Dan Friedkin voleva cambiare tutto già dopo Genoa-Roma 4-1, a settembre, ma fu dissuaso dal mediatore più insospettabile, il direttore dimissionario Tiago Pinto, che non vedeva all’orizzonte un valido sostituto a breve termine alla quarta giornata di campionato. Il patron si era lasciato persuadere, a patto che la Roma reagisse subito sul campo. E Mourinho ha resistito grazie a due vittorie consecutive, Frosinone e Cagliari, che lo hanno accompagnato fino alla sosta di ottobre.

Ma se le fiamme si erano acquietate, il vulcano Friedkin non si è spento. A Trigoria raccontano che il presidente reagisse quasi ridendo a chi gli traduceva le ipotesi giornalistiche sul possibile rinnovo del contratto in scadenza. Questa eventualità, per le ragioni sopra chiarite, non è mai stata presa in considerazione. Neanche quando Mourinho, dopo la sconfitta di Bologna, ha lanciato il primo messaggio conciliante: «Voglio restare alla Roma, con qualunque progetto». Un modo di chiamare la proprietà a decidere in fretta sul da farsi.

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Ancora più incisive sono state le sue frasi dopo la vittoria contro la Cremonese in Coppa Italia, il 3 gennaio: «Non so se rimarrò alla Roma. Ma non posso credere che i Friedkin stiano cercando un altro allenatore alle mie spalle. Io per lealtà verso di loro e verso i tifosi ho rifutato diverse offerte, informando il presidente passo dopo passo». In realtà Mourinho sapeva che la Roma stava già preparando la successione. Friedkin aveva già contattato diversi colleghi più giovani, da Xabi Alonso del Bayer Leverkusen a Thiago Motta del Bologna. Tutto legittimo e tutto normale, anzi doveroso, quando mancano pochi mesi alla fine di un rapporto. Ma ulteriore motivo di frizioni interne, a stagione in corso.

Anche loro, Dan e Ryan, avrebbero evitato volentieri il danno di immagine (ed economico) di cacciare l’allenatore più famoso del mondo a una settimana dall’amichevole in Arabia Saudita che prevedeva la presenza di Mourinho e dei principali calciatori. Ma la situazione è precipitata anche a causa dei malumori della squadra e del nervosismo generale. Per esempio: siamo sicuri che Smalling continuerà a restare fuori a lungo per i problemi al ginocchio? Lui ha litigato con Mourinho già all’inizio di ottobre. Rapporto chiuso, praticamente. Tanto che una coltre di mistero ha avvolto l’infortunio del difensore-totem. E l’allenatore, pochi giorni fa, ha confessato che «Smalling mi ha rovinato la stagione».

Beh, non è stato l’unico a scontrarsi con il capo. Mou non ha apprezzato per esempio alcuni atteggiamenti recenti di Pellegrini, il capitano, che tuttavia ha l’alibi concreto degli infortuni. Con Karsdorp, già momentaneamente epurato nel novembre 2022 dopo Sassuolo-Roma, ha vissuto un altro round di tensione la scorsa settimana, a seguito del derby. Spinazzola poi non è stato felice di essere incenerito davanti a tutto lo spogliatoio per una prestazione scadente a Bologna. E la lista potrebbe continuare con il desaparecido Renato Sanches, sostituito dopo 18 minuti al Dall’Ara e punito per qualche comportamento non professionale.

Le turbolenze domestiche, alle quali si sono aggiunti i 5 punti nelle ultime 6 partite e l’eliminazione subita dalla Lazio, hanno oliato l’epilogo più traumatico e imprevedibile. Nel frattempo Ryan Friedkin aveva chiamato De Rossi, che per amore della Roma forse sarebbe tornato anche da vice di Mourinho, ottenendo il sì propedeutico al cambio. Via libera. Non era più possibile né pensabile tornare indietro, perché il rapporto di cristallo era andato ormai in frantumi. Nemmeno Harry Potter l’avrebbe potuto aggiustare.

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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