Rassegna stampa
Litigano tutti, Serie A e giocatori. L’Uefa minaccia: “Finite o niente coppe”
Non c’è accordo e probabilmente non ci sarà. Lega serie A e Aic continuano a discutere, anzi a litigare, sugli stipendi e ormai siamo sostanzialmente a un punto di rottura. Il tasso di litigiosità resta anche all’interno degli stessi club, sulla ripresa del campionato. Due terreni, riduzione ingaggi e ripartenza delle competizioni, su cui si sta infiammando l’Europa del calcio.
Il Belgio è stato il primo Paese ad alzare bandiera bianca proponendo di non terminare il campionato e di assegnare il titolo al Bruges. La scelta ha fatto infuriare il presidente dell’Uefa, Aleksander Ceferin. «Non credo che questa sia la decisione giusta. I belgi e altri che potrebbero pensare di imitarli rischiano di compromettere la partecipazione alle coppe europee della prossima stagione», ha minacciato Ceferin. L’Uefa ha dato priorità ai campionati, vuole terminarli e in seguito finire anche le coppe, chi non si allinea rischia l’esclusione. La Urbsfa, la Federcalcio belga, ha risposto duramente: «Non ci facciamo condizionare dalle minacce». Vedremo. L’importante è finire, anche a porte chiuse. «Il calcio non è la stessa cosa senza tifosi, ma è meglio giocare senza pubblico e riaverlo in televisione, piuttosto che niente», ha puntualizzato Ceferin.
Il coronavirus non si ferma e fa schizzare in alto la tensione in Europa. La Premier League ha prospettato ai calciatori un taglio del 30 per cento degli stipendi. Una proposta giudicata irricevibile dai giocatori: se ne riparlerà più avanti. In Inghilterra è invece unanime la volontà di riprendere il campionato appena possibile e soprattutto di portarlo a termine, giocando se necessario anche ad agosto.
La Spagna sembra lo specchio della serie A: neanche lì c’è accordo sul taglio degli stipendi. Le società avrebbero voluto una decurtazione del 50 per cento, i giocatori del 20. «Considerato che resta una grande distanza con la posizione dell’Assocalciatori» la Liga ha consigliato ai club di utilizzare l’Erte, misura paragonabile alla nostra cassa integrazione.
Neppure la Lega calcio riesce a raggiungere un accordo con l’Aic. Nell’ultimo incontro le posizioni erano così lontane da aver sostanzialmente fatto saltare il banco. I club di serie A proponevano una sospensione di quattro mesi, i calciatori erano fermi su uno. Un cortocircuito pericoloso. Non c’è intesa e allora si procederà in ordine sparso. Ogni società tratterà con i propri tesserati. Verrà pagata la mensilità di febbraio, non marzo e aprile. La strada tracciata dalla Juventus è quella su cui si insisterà. Non fa troppa paura la minaccia dei calciatori di mettere in mora le società e svincolarsi se entro fine maggio non verrà saldato quanto dovuto. Se si riprenderà a giocare e, per ora resiste l’ìpotesi di fine maggio, ai giocatori verranno decurtati due mesi di stipendio, poco meno del 20 per cento dell’ingaggio annuo. Se invece ricominciare sarà impossibile il taglio si attesterà su quattro mensilità. La prossima settimana quasi tutti i club inizieranno i colloqui con i tesserati, fatto questo le società metteranno a punto una strategia comune da seguire. Insomma lo scontro è aperto e totale.
Per poter ripartire servirà il via libera del governo, l’idea però è di attivare rigidi protocolli di controllo. Tra le misure si parla di analisi del sangue (i tamponi sono vietati) ai calciatori per stabilire chi ha avuto o meno il virus. Altre riguardano l’isolamento con lunghi ritiri, trasferte blindate per giocare le gare e cambi di sede in città più sicure.
Chi vorrebbe fermare la stagione è invece la Lega Pro del presidente Francesco Ghirelli. I club hanno chiesto misure che permettano la sostenibilità economica, a partire dallo svincolo sulle fideiussioni che pesano in totale per 36 milioni e la possibilità di accedere alla cassa integrazione.
(Corriere della Sera)
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