Nella pancia dello Juventus Stadium, quando Higuain aveva affondato la Roma da una manciata di minuti appena, c’erano dirigenti juventini che leggevano le indiscrezioni di mercato riguardanti il passaggio di Rincon ai giallorossi e commentavano con un enigmatico «vediamo…». Era una dichiarazione d’intenti, in realtà: ancora qualche ora e Rincon lascerà davvero il Genoa, ma per firmare con la Juventus: la prima della classe che vince anche il primo duello del mercato (il primo colpo, invece, l’ha fatto il Napoli comprando Pavoletti dai rossoblù). Togliendosi lo sfizio di sottrarlo per 9 milioni totali — 2 il prestito, 6 il riscatto obbligato e 1 di bonus — alle attenzioni della Roma, che ora fa sapere di non aver mai pensato di chiudere davvero un’operazione «troppo costosa », secondo i dirigenti dell’americano Pallotta, per un centrocampista che tra due settimane festeggerà 29 anni.

Ma a Trigoria ne avevano parlato. Ora magari la stessa cifra la investiranno per riprendersi Pellegrini dal Sassuolo (ma a giugno) e intanto decidono se regalare a Spalletti Torreira (della Samp) e Musonda (del Chelsea). Curioso semmai che prima e seconda del campionato si sfidino per un mediano muscolare e dal rendimento affidabilissimo, ma che in Italia non ha aggiunto ricordi indelebili a quelli degli altri venezuelani, dal torinista Josef Martinez a Peñaranda dell’Udinese, passando per i semisconosciuti Mea Vitali (Lazio, senza mai giocare) e Signorelli (Empoli, Ternana e Spezia), oltre all’oriundo al contrario Margiotta.

Che si tratti o no di “scippo” ai rivali, il nome di Rincon arricchirà lo storico dei duelli di mercato tra Roma e Juve. Che continuano a ripetersi ogni 10 anni: nel 1994 Luciano Moggi “tradì” Franco Sensi, dirottando alla Juve Paulo Sousa, che da dg giallorosso aveva comprato per la Roma, e Ferrara. Dieci anni più tardi, la “guerra” fu per Emerson, combattuta a colpi di certificati medici per attestare una depressione che gli impedisse di presentarsi in ritiro a Trigoria e costringesse di fatto la società giallorossa a cederlo alla Juve. Juve che però nel 2014 è uscita sconfitta dalla corsa a un altro centrocampista: Nainggolan, l’ultimo vero duello tra le grandi nemiche. Sabatini superò Marotta proprio dopo uno Juventus-Roma allo Stadium, volando di notte da Cellino per chiudere in un hotel di Cagliari l’affare che i sardi avevano già avviato con i bianconeri. Tutti nomi che evocano suggestioni diverse rispetto a el general Rincon, di cui un anno fa si parlava soltanto o quasi per quella firma su un documento con cui, insieme a altri 14 compagni di nazionale, sfiduciava i vertici della federcalcio venezuelana spiegando di «non poter continuare a lavorare in un ambiente danneggiato da questi dirigenti».

Dodici mesi dopo ha invece convinto Allegri a puntare su di lui: è stato il tecnico livornese a spingere per il suo acquisto, attratto dalle sue qualità — dinamismo, forza fisica — che mancano in un centrocampo bianconero colmo di qualità ma svuotato dalle partenze di Vidal e Pogba di quell’intensità agonistica che invece porterà in dote Rincon. L’importante è non chiedergli i gol: «Ne avevo fatto uno nella serie A venezuelana e quattro in B nel Maracaibo, poi basta», diceva dopo il primo segnato con il Genoa, con cui è arrivato a tre in due anni e mezzo. Preziosi colmerà la partenza del venezuelano facendo fare il viaggio opposto al brasiliano Hernanes, ma soltanto se oggi Juric darà il via libera al suo ingaggio (l’alternativa per lui è il Valencia di Prandelli). Intanto s’è preso il giovane Morosini, 21 anni, del Brescia. Magari, un giorno, Roma e Juve si sfideranno pure per lui.

(La Repubblica – G. Cardone/M. Pinci)



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