(Il Messaggero – S. Carina/V. Errante) In carcere, almeno fino al 24 maggio, quando prenderà il via il processo a Liverpool. Filippo Lombardi e Daniele Sciusco, i due Fedayn arrestati dopo la partita Liverpool-Roma di martedì con l’accusa di avere tentato di uccidere il tifoso dei Reds Sean Cox, sono comparsi ieri alla South Sefton Magistrates Court. Alla fine hanno evitato l’imputazione di tentato omicidio, ma sono stati rinviati a giudizio: il primo con l’accusa di lesioni gravissime, l’altro con l’ipotesi di «disordini violenti». Ma le autorità inglesi hanno respinto la richiesta della scarcerazione su cauzione. E mentre le condizioni di Cox rimangono gravissime e le indagini per individuare i responsabili vanno avanti, ieri altri quattro tifosi giallorossi, fermati a Liverpool, sono tornati in libertà, uno ha pagato una multa di 300 sterline. Sul fronte Uefa e delle possibili sanzioni per il club giallorosso, intanto, è James Pallotta, presidente della Roma che ha già preso le distanze dai violenti, a cercare di mediare, sia con Aleksander Ceferin, numero uno Uefa, sia con John Henry, proprietario del Liverpool. Ma sul profilo Facebook Curva sud Roma, pagina non ufficiale seguita da 35mila tifosi, è stato pubblicato un post a sostegno dei violenti: «C’è chi parla e giudica dietro una tastiera e chi fa i fatti in terra straniera. Onore ai leoni di Anfield».

L’UDIENZA – Sciusco, che aveva già avuto un Daspo, e Lombardi ieri hanno ascoltato in silenzio la lettura dei capi d’imputazione tradotti da un interprete. I due imputati, assistiti dall’Italia dall’avvocato Lorenzo Contucci, hanno negato di avere partecipato al pestaggio di Cox, che ha riportato un’emorragia cerebrale ed è in coma farmacologico, ma si sono avvalsi della facoltà di non rispondere sulle altre contestazioni. La Corte ha deciso: resteranno in carcere, a Liverpool, fino al processo. Intanto sono tornati in libertà Edoardo Ranalli, 28 anni, Fedayn che ha pagato la multa ed era accusato del lancio di monetine e di un petardo, e gli altri tifosi fermati: Matteo Valentini, 29 anni, William Casinelli, 38 anni, con l’ipotesi era la detenzione di armi, e Valerio Sgammotta, accusato di avere partecipato ai disordini. Le indagini proseguono, oltre alle testimonianze, gli inquirenti esaminano i video e non è escluso che nei prossimi giorni possano scattare nuovi fermi. Intanto a Nyon, nella sede Uefa, in queste ore viene aperta l’indagine. Un ruolo chiave, oltre al rapporto arbitrale e del responsabile della sicurezza, lo avrà certamente la relazione delle autorità britanniche. Non è escluso che possa venire chiamata in causa anche la società ospitante, il Liverpool. Il ventaglio, visti i precedenti, porta però a pensare a una sanzione pecuniaria con divieto di trasferta.

LA MEDIAZIONE – A meno che, l’aspetto emozionale della vicenda, con tutto il peso mediatico, non pesi tanto da portare alla chiusura di un settore o dell’intero stadio Olimpico. Accusata dalla stampa britannica per non aver fatto abbastanza per isolare la «nuova frangia di hooligan», la Roma ha rinnovato la sua solidarietà al tifoso del Liverpool, censurando con fermezza l’accaduto. «Questo per noi non è il momento di parlare di calcio. Le nostre preghiere sono per Sean Cox e per la sua famiglia». Pallotta intanto prova a mediare, sia sul fronte Uefa che sul fronte Liverpool, sottolineando il lavoro portato avanti per combattere il tifo violento. Intanto cresce la tensione per l’incontro di mercoledì. Sono 5000 i tifosi del Liverpool che hanno già acquistato il biglietto e raggiungeranno la Capitale. Mille sono considerati aderenti alle frange del tifo violente e si temono vendette per il pestaggio di Cox. Oggi è previsto il vertice tra i due club, l’Uefa e la Digos per stabilire le misure per evitare altri incidenti. Le polizie dei due paesi potrebbero impedire l’ingresso in Italia agli ultras più pericolosi.



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