Il fidanzamento, lo scambio degli anelli, e al momento di presentarsi in chiesa la decisione di non legarsi in matrimonio. La trattativa per condurre Adem Ljajic a Torino è andata spedita fino al momento di apporre le firme sul contratto: e poi? Perché il serbo non ha ancora detto sì ai granata, nonostante l’intesa sullo stipendio e l’accordo con la Roma per l’ingaggio dell’attaccante? A quanto risulta il giocatore non ha fatto retromarcia e l’idea di raggiungere Sinisa Mihajlovic continua ad allettarlo.
ACCORDO COMPLETO – Semmai Ljajic non ha la fretta che fino a ieri sera aveva la Roma, che per ragioni di bilancio avrebbe voluto chiudere entro la mezzanotte l’operazione Ljajic. I granata non avrebbero quindi granché da rimproverarsi, in riferimento alle lungaggini sorte per l’operazione destinata a condurre il serbo alla Sisport. Operazione che potrebbe comunque chiudersi nei primi giorni della prossima settimana (contestualmente a quella per Iago Falque, sul quale non si registrano particolari frenate, ma normali limatura in fase di definizione dell’affare). Con il lavoro fatto per arrivare alle varie intese, stupirebbe l’eventuale rifiuto di Ljajic al trasferimento a Torino. Senza una precisa volontà delle parti in causa, il giocatore in testa, non si arriva infatti a delineare un quadro come quello disegnato su Ljaijc. Il quale ha una bozza d’accordo con Urbano Cairo per un contratto quinquennale a 1,5 milioni netti fissi, ai quali andrebbero aggiunti bonus che, se conquistati, porterebbero l’attaccante a guadagnare quasi 2 milioni, cioè lo stipendio previsto da un contratto che con la Roma scadrà nel giugno prossimo. Oltretutto risulta che Ljajic, nei colloqui informali intercorsi con Mihajlovic, abbia già dato il suo gradimento al Toro. Dove ritroverebbe il tecnico che, in Italia, lo ha allenato nella Fiorentina.
MANOVRE DI DISTURBO – Piuttosto, al di là delle smentite di rito, sono i sondaggi più o meno concreti che riguardano Ljajic ad aver mutato in parte lo scenario. «Non mi sono mosso per Ljajic, abbiamo già dieci attaccanti è non vado a trattare l’undicesimo», ha spiegato Adriano Galliani, amministratore delegato rossonero. Che, se all’opposto avesse tentato di soffiare Ljajic al Toro, sicuramente non sarebbe andato a sbandierarlo pubblicamente determinando una crepa nei rapporti, ottimi, che legano il Torino alla società di Silvio Berlusconi. Presa per buona la posizione del Milan, non contemplando cioè nessuna manovra di disturbo da parte rossonera, le attenzioni tornano a concentrarsi unicamente sul giocatore. Toro e Roma, da parte loro, hanno portato avanti la trattativa in maniera ortodossa: Ljajic arriverebbe a Torino a fronte del versamento nelle casse giallorosse di 7 milioni. Cifra che sta bene a entrambe le società. La sensazione, suffragata da più parti, è che il Toro resti in vantaggio su Ljajic, destinato – con un certo ritardo -, a raggiungere Mihajlovic. D’altra parte sembra palese come l’attaccante portato in Italia da Pantaleo Corvino abbia scelto, con opportunismo (forse) legittimo, di mettersi in posizione d’attesa. Due le chiavi di lettura. O Ljajic, forte dell’intesa con il Torino, si guarda attorno nella speranza di strappare un contratto piùpesante con un altro club, oppure traccheggia per avere dalla Roma una buonuscitaquanto più possibile corposa.
QUANTE COCCOLE – Lo schema Ljajic, di per sé già abbastanza complesso, si arricchisce di un ulteriore elemento. Fonti vicine alla società granata, infatti, riportano alcune riflessioni sorte in seno alla dirigenza. Che accontentando le richieste di Ljajic (1,5 milioni netti fissi all’anno più bonus, come detto), ha fatto uno sforzo importante, ma che rischia anche di avere spiacevoli controindicazioni. Quando nello spogliatoio entra un elemento con un contratto sperequato rispetto a quello dei compagni, il concreto rischio è di ritrovarsi la coda di giocatori che bussano in sede per ottenere l’adeguamento di contratto. Il ritardo per/di Ljajic è conclamato, ma l’attesa è comunque destinata a finire presto. Il Toro non può e non vuole rimanere ostaggio di un giocatore coccolato da Mihajlovic, e da Cairo attraverso lo sforzo per assecondarne le richieste in tema di ingaggio.
(Tuttosport – A. Barretti)
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