AS ROMA NEWS RIYAD SEASON EXPO 2030 CAMPIDOGLIO – Politica, petrodollari e polemiche. Il calcio del Terzo Millennio, ormai, muove troppi interessi per sfuggire ai retroscena. Così il nuovo “main sponsor” della Roma ieri ha fatto deflagrare tensioni fra la società e le istituzioni locali (Comune e Regione) i cui effetti collaterali si vedranno solo nel tempo, scrive La Gazzetta dello Sport.
Una cosa però è certa: l’accordo economico per il club è ottimo. Nel merito, il migliore dei 9 ottenuti in 42 anni, visto che è stato sottoscritto un biennale da 25 milioni complessivi, più due amichevoli che si disputeranno in questa stagione (forse durante la sosta per la Nazionale) e l’apertura di alcuni store per penetrare sul mercato arabo in piena espansione.
Il problema, comunque, è un altro: chi è il nuovo partner della società giallorossa? La «Riyadh Season», cioè uno dei maggiori festival d’intrattenimento al mondo, che nel 2022 ha avuto 10 milioni di visitatori. Morale: la squadra di Mou darà nuova visibilità all’Arabia Saudita proprio quando Roma e Riad (insieme alla sudcoreana Busan) sono in corsa per aggiudicarsi l’Expo 2030, che avrà un impatto economico per la vincente valutato intorno ai 10 miliardi di euro.
La votazione dei 180 Paesi aderenti arriverà il 28 novembre a Parigi. Per questo – lanciata la candidatura ad aprile – a giugno il sindaco Gualtieri e il presidente della Regione, Rocca erano andati nella Ville Lumière (con la premier Meloni) e a settembre a New York per perorare la causa di Roma, tenendo conto anche di un accordo sotterraneo che prevede di avere i voti di Busan (e viceversa) in caso di volata a due con Riad. Nessuna sorpresa che la reazione del Campidoglio ieri sia stata di stupore, con due telefonate che sono intercorse fra Gualtieri e la ceo del club, Lina Souloukou.
La prima è stata della dirigente che annunciava l’accordo, la seconda invece del sindaco, che solo dopo era venuto a conoscenza che ci sarebbe stato il nome di Riad sulla maglia, con la dirigente che spiegava che occorreva annunciarlo subito perché il Festival comincerà a fine ottobre. Nonostante la Ceo abbia poi avvisato sia il presidente del Coni, Malagò, che il ministro dello Sport, Abodi, il Campidoglio ha parlato subito di una mancanza di stile.
E così ieri, mentre a Trigoria il presidente della G.E. Authority saudita, Turki Alalshikh, incontrava Mou e la squadra («Ci offrirà una visibilità maggiore. Vedremo cosa si potrà realizzare insieme», ha detto) accompagnato dalla Souloukou («Si riconosce il nostro come un brand globale», le parole), arrivava una dura nota informale del Comune, che aveva questo senso: il sindaco ha appreso con una certa sorpresa della scelta della Roma.
Anche se non sarà certo una maglia ad influenzare il voto degli ambasciatori dei 180 paesi aderenti al Bureau International des Expositions, il nome della principale rivale della capitale per la sfida di Expo comunque apparirà sulle magliette della Roma ed ovviamente la cosa non può far piacere. Finita qui? Non proprio. Tra l’altro, ancora più furibondi erano alla Regione, neppure avvisati in anticipo e che ci tenevano a ricordare come una parte dei finanziamenti per le infrastrutture utili anche al nuovo stadio della Roma, a Pietralata, potrebbero venire anche dall’aggiudicazione dell’Expo.
Gualtieri, infine, è uscito allo scoperto: «Ho da poco saputo dell’accordo della Roma con il nuovo sponsor di Riad. Devo capire bene di cosa si tratta. Di sicuro a Riad ci temono seriamente. Noi siamo Davide, loro sono Golia come dimostra la immensa capacità di spesa, compresa la scelta di venire a sponsorizzare la Roma. Come andrà la partita di Expo non lo so. So che noi ci batteremo fino alla fine senza timore e che ogni tanto, come insegnano i racconti biblici, le cose vanno diversamente dai pronostici».
E la ex sindaca Raggi ha rincarato: «La Roma, e magari anche la Lazio metta sulla maglia anche il logo della candidatura romana». Difficile che accada. E se il comitato organizzatore romano della candidatura ha preso atto con malinconia del “fuoco amico”, tutte le istituzioni comunque si affrettano a escludere che possa esserci una ricaduta sulla interlocuzione che sta andando avanti fra Comune e Regione per la costruzione dello stadio. Doveroso. Ma uno sgarbo come l’apertura a Riad, a meno di due mesi dal voto per l’Expo, sarà difficile da dimenticare. E in politica, si sa, le rivincite sono piatti da consumare freddi.
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